MOSCA – Sale a 16 il bilancio delle vittime del rovesciamento della piattaforma petrolifera di Gazprom affondata nel mare di Okhotsk, in estremo oriente russo, mentre veniva trainata dalla penisola della Kamciatka all’isola di Sakhalin durante una tempesta. Solo quattro corpi sono stati recuperati dall’acqua. Quattordici persone erano state tratte in salvo ieri, mentre i dispersi sono 37, con scarsissime speranze di essere ritrovati vivi.
L’incidente è avvenuto mentre la piattaforma veniva rimorchiata dalla penisola orientale di Kamchatka. A quanto sembra non erano in corso perforazioni ed è quindi probabile che non ci siano fuoriuscite di petrolio in mare. Circa metà delle 67 persone a bordo però non era autorizzata ad essere presente, in base alle regole sui trasporti.
Stando alla normativa, solo al capitano e a una minima parte dell’equipaggio necessaria per il trasporto è permesso stare a bordo quando la piattaforma è rimorchiata. Nel caso della piattaforma Kolskaia, invece, c’erano ingegneri, assistenti, operatori, imbarcati forse per risparmiare sull’uso di una nave.
L’ipotesi principale dell’incidente è la violazione delle norme di sicurezza e l’aver ignorato le pessime condizioni meteo (forte vento e onde alte sino a 5-6 metri). Costruita in Finlandia nel 1985, la piattaforma, alta 69 metri e larga 80, poteva ospitare sino a 102 persone e perforare fino a 3500 metri di profondità.
