
COURMAYEUR (AOSTA) – Quando sabato pomeriggio un loro connazionale si è schiantato sulle rocce a quasi 4.000 metri di quota, l’elicottero dei soccorsi non è potuto intervenire subito: nel cielo volavano oltre 50 parapendii, il rischio di incidenti era troppo elevato. Tra cadute mortali sul Monte Bianco e atterraggi di fortuna nei prati, Courmayeur sta facendo i conti con l’invasione di centinaia di vele, tutte provenienti dalla Francia.
Decollano ogni giorno, in tarda mattinata, da Chamonix, sfruttando le anomale correnti ascensionali dovute all’ondata di calore africano. Riescono così a prendere quota, 1.500 metri di dislivello, fino superare il massiccio del Monte Bianco. Un’opportunità rara per veleggiare in un paesaggio magnifico, violando però il divieto di sorvolo che le autorità francesi impongono dal primo luglio al 31 agosto. Superato il confine, sul versante italiano, le condizioni di volo cambiano, e anche per i più esperti iniziano i problemi.
Tra mercoledì e giovedì sono precipitati e morti in incidenti distinti due istruttori di volo francesi, Hélène Menoni, di 52 anni, e Christophe Richard, di 43 anni. Un terzo pilota, di 53 anni, anche lui francese, è rimasto ferito ed è ricoverato all’ospedale di Aosta.
Sabato pomeriggio la cresta del Brouillard, a 3.700 metri di quota, è stata teatro di una nuova tragedia. Le operazioni di soccorso sono state complesse: l’elicottero ha faticato ad alzarsi dall’hangar di Courmayeur per le ricerche in quanto il cielo era invaso dai parapendii e per parecchi minuti gli uomini del Soccorso alpino valdostano e della Guardia di finanza di Entreves non hanno potuto dare il via alle operazioni. Difficile anche il recupero del corpo del parapendista, finito in una zona impervia sopra il ghiacciaio del Miage. Alla fine il corpo è stato recuperato. E va ad aggiungersi alle vittime del parapendio sul Monte Bianco.
