ROMA – “Qualcuno era comunista”, recitava Giorgio Gaber nei primi anni Novanta. “Qualcuno era comunista” reciteranno stasera a due voci Walter Veltroni e Fausto Bertinotti, entrambi ex comunisti (uno un po’ meno “ex” dell’altro), e più recentemente anche ex nemici, archiviati i litigi dopo la caduta del governo Prodi del 1998. Veltroni e Bertinotti hanno recitato insieme questo monologo di Gaber nello speciale “Che tempo che fa” sui Rai Tre andato in onda lunedì 21 gennaio e voluto da Fabio Fazio per ricordare il cantante morto proprio 10 anni fa.
Lettura a due voci, inizia Fausto: “Qualcuno era comunista perché aveva capito che la Russia andava piano, ma lontano”. E Walter: “Qualcuno era comunista perché Berlinguer era una brava persona”. E’ il turno di Bertinotti: “Qualcuno era comunista perché Andreotti non era una brava persona”. E Veltroni: “Qualcuno era comunista perché pensava di poter essere vivo e felice solo se lo erano anche gli altri”.
“‘Qualcuno era comunista’ è la più bella descrizione poetica – racconta Walter Veltroni – della anomalia rappresentata da un Partito comunista occidentale che era riuscito a raggiungere il 34% dei voti. Le banalizzazioni tristi e neoideologiche di oggi cancellano la incredibile quantità di ragioni che spinsero milioni di persone, anche non ideologicamente comuniste, a sostenere il Pci. Questo brano descrive come meglio non si potrebbe la grande, magnifica speranza che quel partito fu per milioni di persone”.
Per Bertinotti: “Mancava soltanto Gaber, e ci mancava tanto. Sul palcoscenico allestito da Fazio e dai suoi, tutto parlava di lui. A un tavolo sedeva Luporini e ti aspettavi, allora, che Giorgio, ad un certo punto, apparisse a quel tavolo e sedesse anche lui per riprendere un dialogo, forse, mai interrotto. “Qualcuno era comunista” è la cosa più intensa che sia mai stata scritta sul Partito comunista italiano dopo il suo scioglimento. Walter Veltroni ed io abbiamo prestato la voce a quella ballata che racconta di uno straordinario mondo scomparso. È difficile immaginare persone più diverse per farlo. Eppure veniva tutto naturale. La magia della ballata stava semplicemente facendo il suo cammino”.