MILANO – Demolire il Monte Turchino, lungo l’Appennino Ligure, per far sparire la nebbia in Val Padana. E’ la bizzarra idea lanciata alla fine degli anni ’70 nel corso del mitico Portobello. Si trattava ovviamente di una provocazione, ma che nei giorni a seguire scatenò un intenso dibattito tra fior fior di metereologi pronti a intervenire coi loro pareri esperti. In questi giorni di allerta smog e polveri inquinanti che hanno paralizzato il traffico milanese, la singolare soluzione proposta dal tranviere milanese Piero Diacono è tornata irresistibilmente di attualità.
Ma di cosa si trattava? Era il 20 gennaio 1978 quando il signor Piero Diacono al cospetto di un divertitissimo Enzo Tortora espose la sua idea di spianare il passo del Turchino così da poter creare un’adeguata ventilazione di quel catino naturale che è la Pianura Padana.
“Il principio è semplice – spiegò l’ospite in trasmissione – è come cambiare l’aria in una stanza. Cosa Facciamo noi? Apriamo due finestre o una porta e una finestra. Si crea un movimento circolatorio e si cambia l’aria nella stanza. Io propongo di aprire un’altra finestra in Val padana. E c’è un solo punto dove aprire la finestra: al passo del Turchino”.
L’idea del tranviere non era certamente attuabile. Tra le varie riserve la spiegazione del colonnello Mario Giuliacci di qualche anno fa ci sembra la più plausibile. Sarebbe stato come aprire un forellino minuscolo in una scatola gigantesca
“L’aria contenuta nella Val Padana si può immaginare come confinata in uno scatolone alto circa 15 km, lungo circa 400 km, largo 200 km. L’abbattimento del Turchino avrebbe creato in tale ‘scatolone’ d’’aria una fessura di circa 2 kmq, ovvero una finestra ininfluente sul ricambio di aria in Val Padana”. Con le dovute proporzioni, concludeva Giuliacci, sarebbe stato “come pretendere di ricambiare l’aria in un locale alto 15 cm, lungo 4m e largo 2m, con un foro di appena 1/10 di millimetro quadrato!”.