ROMA – ”Nessun telegiornale, nessun filmato ha fatto capire realmente la distruzione dell’isola. Io credo sia stata creata per farci arrivare ‘il messia’ a salvare tutti con sei navi, dopo che per settimane quei ragazzi hanno dormito nei sacchi dell’immondizia, all’addiaccio in mezzo ai topi”.
Il grido d’allarme arriva diretto da Giuseppe Balistreri, maestro d’ascia a Lampedusa, giovedì sera a Roma per accompagnare la presentazione di un documentario che la sua isola, bella come non mai, ritrae prima di ”tutto questo casino”. Il film è ”Soltanto il mare”, racconto girato a sei mani da Giulio Cederna, Fabrizio Barraco e soprattutto Dagmawi Yimer, rifugiato politico etiope arrivato in Italia da clandestino via mare nel 2006 e che oggi ha trovato modo di far sentire la sua voce attraverso il cinema.
Già premiato al Salina Festival e al Festival del Cinema africano di Verona, il bel documentario, accolto da una folla così numerosa che la casa del cinema ha fissato un’altra proiezione per domani alle 20 e 30,è stato girato nel 2010, al tempo degli accordi con Gheddafi, quando Lampedusa aveva smesso di fare notizia, e si ferma ai primi sbarchi di quest’anno.
Documenta il ritorno di Dag su quella terra dove arrivò scalzo e tra quella gente che allora non aveva conosciuto, ma che lo accoglie sorridendo ancora una volta. Un’isola ospitale, multietnica, che si sente italiana forse non più degli stessi migranti dove Dag rincontra l’equipaggio della motovedetta che lo salvò e che oggi anche attraverso le immagini chiede dignità.
Un’isola che di molto ha bisogno, persino di un ospedale dove andare a partorire i figli della sua gente. Ma per la quale, commenta Alessandro Triulsi, produttore del film insieme a Marco Guadagnino e all’Archivio Memorie migranti di Asinitas, ”bisogna fare qualcosa di più che comprare una casa o trasformarla in un grande campo da golf con casinò”.
”Berlusconi è arrivato e ha promesso di tutto anche il nobel – riprende Balistreri – non credo che neanche in 60 giorni, altro che 60 ore, riuscirà a smaltire i migranti se non blocca le partenze”. Incalza Valerio Neri, direttore generale di Save the children Italia, lanciando l’allarme minori che da giorni sono all’addiaccio a Lampedusa.
”Vergogna dovrebbe provarla non Dag, ma questo Paese che non è stato in grado di prevedere e accogliere”, dice . Tutto questo, concorda anche Riccardo Noury di Amnesty International, ”viene quasi da credere sia stato voluto”. Dag intanto guarda tutti. Non si sente un ”rappresentante del mondo dei migranti, né uno che ce l’ha fatta”, ma ha negli occhi la voglia di raccontare, perché, dice, ”raccontare belle cose incoraggia altri a fare belle cose”.
Lui sarà ospite con la sua storia in una delle prossime puntate di ‘Racconti di vita’ su Rai3. Quanto al documentario, conclude Cederna con una battuta, ”il presidente del Consiglio ha detto che l’immagine di Lampedusa dovrà essere promossa sia dalla Rai che da Mediaset. A questo punto siamo convinti che il film finirà addirittura su Rai1”.
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