Mancano pochi giorni e l’Anica annuncerà il film italiano in corsa per le nomination all’Oscar come miglior film straniero 2011. Mercoledì 29 settembre la giuria incaricata della difficile scelta si riunirà a Roma per esaminare le 10 autocandidature pervenute e cercherà di individuare il ”cavallo vincente”.
Gabriele Salvatores (già in giuria a Venezia), il direttore generale per il cinema del Ministero, Nicola Borrelli, i produttori Lucisano, De Laurentiis, Gianani, Airoldi, Barbagallo, De Micheli, i critici Satta, Escobar, Crespi, Levantesi, i distributori Ferrari e Occhipinti e lo scenografo Dante Ferretti. Saranno loro a decidere quale pellicola nostrana ha i numeri per ambire al premio cinematografico più conosciuto al mondo.
La lotteria dell’Oscar segue però delle proprie logiche e portare un film almeno alla nomination (i ”magnifici 5” della categoria si conosceranno il 25 gennaio) è più una faccenda di strategia e di marketing anziché di semplice valutazione estetica. Nella logica dell’Oscar servono soldi per la campagna promozionale, è utile un distributore americano, va mobilitato un complesso gioco di alleanze, Non hanno molte possibilità ”Le quattro volte” di Michelangelo Frammartino campione di un cinema indipendente e di ricerca, ”Basilicata coast to coast” di Rocco Papaleo outsider di qualità, ”La doppia ora” di Giuseppe Capotondi opera prima che ha portato alla Coppa Volpi della Mostra di Venezia la protagonista Ksenia Rappoport.
”La nostra vita” di Daniele Lucchetti potrebbe avere le carte in regola. L’opera di Lucchetti ha già fruttato la Palma d’oro per il miglior interprete a Elio Germano, che si iscrive nel solco aureo del cinema italiano impegnato ed è prodotto dalla Cattleya che vanta l’ultima nomination italiana, ”La bestia nel cuore”, prima di anni di delusioni come nel caso di ”Gomorra”. Potrebbero avere buone chances le ”Mine vaganti” di Ferzan Ozpetek, commedia italiana molto apprezzata negli Usa, e ”La prima cosa bella” di Paolo Virzì, altra commedia familiare adatta al pubblico americano dei votanti.
L’outsider inatteso, si è iscritto sul filo di lana, è certamente ”20 sigarette” di Aureliano Amadei con la sua nobile testimonianza in memoria dei caduti di Nassirya, ma sarebbe più di una sorpresa. In definitiva quindi le previsioni della vigilia sembrano concentrarsi su ”L’uomo che verrà” di Giorgio Diritti, trionfatore al Festival di Roma del 2009, forte di un linguaggio universale nel rievocare le stragi naziste, protagonista di molti festival prestigiosi internazionali e venduto già in 10 paesi e ”Io sono l’amore” di Luca Guadagnino.
Anche questo film si è costruito il successo su un unanime plauso internazionale, vanta una distribuzione oltre oceano, dove ha incassato quasi 5 milioni di dollari ed è il secondo incasso del decennio di un film italiano in Usa, incarna un’estetica ”viscontiana” nella migliore tradizione del nostro cinema, ha una testimonial d’eccezione nella protagonista Tilda Swinton, molto amata a Hollywood. Cadesse su di lui la scelta, Guadagnino potrebbe sognare di ripetere le gesta di Roberto Benigni e Pedro Almodovar, candidati per il film straniero ma anche per tutte le altre categorie, grazie all’uscita sugli schermi americani in tempo utile per la corsa all’Oscar.
Comunque decidano i giurati, giova ricordare che non sono ancora tutti noti i contendenti degli altri paesi e che il loro giudizio non riguarderà la qualità dei singoli titoli, ma l’effettiva possibilità di battersi ad armi pari con colossi dell’industria (Francia, Cina, Brasile) e cinematografie emergenti. Tra le quali piace segnalare che l’Austria ha già candidato il suo campione, ”La pivellina”, che porta con sé un po’ d’Italia grazie alla coregista Tizza Covi.