Uno degli aspetti più truci e pietosi della sanguinosa guerra che si combatte nel Nord del Messico è il crescente sviluppo della criminalità infantile. Lungo la frontiera tra Messico e Texas e nelle città di confine come la rinomata Ciudad Juarez, un esercito di adolescenti sono arruolati come mercenari – bambini soldati di un conflitto che riempie le cronache solo nei suoi momenti più raccapriccianti.
All’inizio di dicembre, le autorità messicane hanno arrestato un ragazzo di quattordici anni, sospettato di essere un killer dei Beltran Leyva, cartello criminale delle zone meridionali di Mexico City. L’adolescente, un cittadino americano, ha detto di aver lavorato per l’organizzazione da quando aveva dodici anni e di aver preso parte ad almeno quattro decapitazioni – il metodo di esecuzione preferito dai narcotrafficanti. La sorella del ragazzo, di diciannove anni, è accusato per averlo aiutato a seppellire i cadaveri.
Da quando, spalleggiato dalla CIA, il presidente del Messico Felipe Calderon ha inasprito l’offensiva contro i cartelli della droga che dettano la loro legge in diverse parti del paese, la percentuale di minorenni detenuti nelle carceri è sensibilmente aumentata. Il problema della criminalità giovanile resta però profondo e irrisolto. Il sistema giudiziario messicano è fortemente garantista nei confronti dei minorenni e le forze dell’ordine e le autorità giudiziarie hanno le mani legate. Il ragazzo di quattordici anni che ha decapitato quattro persone verrà giudicato nello stato di Morelos dove potrà incorrere in un pena massima di tre anni. Non esiste, inoltre, alcuna circostanza giuridica per la quale, davanti ad un giudice, un minorenne possa essere giudicato alla stregua di un adulto.
In Messico vivono attualmente 36 milioni di minorenni, molti dei quali in condizioni di estrema povertà, facilmente tentabili dalle sirene della criminalità – una riserva sconfinata di manovalanza per i narcotrafficanti. La mano leggera con la quale la legge messicana giudica i minorenni- reati anche efferati come i rapimenti e le uccisioni sono puniti in maniera mitigata – è una ulteriore ragione che spinge i cartelli della droga a servirsi massicciamente dei giovanissimi.
La soluzione a questa difficile situazione passa attraverso strategie di reinserimento e politiche per l’occupazione giovanile. Il governo ha già lanciato un piano di piccoli lavori di manutenzione, temporanei e a basso reddito specialmente indirizzati ai giovani. Quello che è certo è che l’ampiezza del problema richiede iniziative radicali.
