La Corea del nord apre le frontiere, almeno al cinema occidentale. Per tutti i cittadini nordcoreani, almeno per quelli che hanno una tv, è stato possibile vedere in onda il film “Sognando Beckham”. Evidentemente la pellicola calcistica con una giovanissima Keira Knightley non fa più paura.
Come ha fatto sapere il 30 dicembre l’ambasciatore inglese in Corea, Martin Uden, si tratta del “primo film occidentale mai trasmesso dalla televisione del Nord”. L’occasione è stata fornita proprio dal decimo anniversario delle relazioni diplomatiche tra Londra e il regime di Pyongyang, più che mai bisognoso di incrinare l’isolamento internazionale.
A maggior ragione in un Paese dove del capo supremo si esaltano persino le doti di uomo di cinema, abile dietro la macchina da presa, autore di saggi teorici e capace – questo però lo si ricorda all’estero, non a Pyongyang – di far rapire registi e attrici perché lavorino per lui.
Impresa non facile quella di mandare in onda un film calcistico. Già perchè è vero che il Mondiale del 1966, con la nazionale di Kim Il-sung che batté l’Italia, segna una pagina gloriosa della nazione, ed è vero che il calcio è amatissimo. Tuttavia in Sudafrica i nordcoreani hanno perso tre match su tre, e la prima partita mai data in diretta ha coinciso col catastrofico 7-0 subito dal Portogallo: trasmissione precipitosamente interrotta e – si disse – allenatore e squadra sottoposti a una specie di processo pubblico.