I si hanno vinto a Pomigliano, ma ancora non basta: i falchi sono ora indignati perchè quasi il 40 per cento dei votanti ha osato dire no. Non gli basta la vittoria,vogliono e volevano l’umiliazione di chi dissente. Si è scatenata una vera e propria furia ideologica contro chi non si è adeguato al pensiero dominante, non ha risposto all’appello del capo, non ha obbedito ai suggerimenti, alle prediche, alle minacce persino che sono state scritte e ripetute a reti semiunificate, a editoriali quasi in fotocopia.
La realtà si è rivelata diversa da quella che era stata costruita con una sapiente campagna mediatica, politica, imprenditoriale. Probabilmente è stata proprio questa furia, la volontà esplicita di umiliare il dissenso, il tentativo di mettere in discussione il diritto di sciopero che ha spinto centinaia di donne e di uomini a dare un voto contro le intimidazioni, contro la paura, contro un clima da caserma che, comunque la si pensi, non può e non deve essere tollerato.
I sì hanno vinto e sarebbe altrettanto sciocco demonizzare chi ha votato sì, chi ha pensato, anche con questo voto, di garantirsi comunque un futuro, di non precipitare nella disperazione. Le loro ragioni debbono essere ascoltate e rispettate, perché non si tratta certo di “nemici del popolo”, per usare una triste espressione di una stagione tramontata, e non certo gloriosa.
Quello che invece non si può accettare è il tentativo minaccioso e violento di colpire il no, di costringerlo alla resa, addirittura si sente parlare della possibilità di costruire una nuova società che proceda alla assunzione solo di quelli che hanno votato a favore e che comunque si impegnano ad accettare il congelamento di diritti fondamentali, quali il diritto allo sciopero previsto dalla Costituzione. Sconsiglieremmo al nostro peggior nemico di scherzare con il fuoco.
Questo modo di procedere determinerebbe un incanaglimento del clima politico e sociale, per citare Antonio Gramsci saremmo in presenza di un vero e proprio “sovversivismo delle classi dirigenti…”. Vogliamo augurarci che di fronte ad ipotesi di questa natura le forze politiche, tutte, le organizzazioni sindacali, tutte, le istituzioni, tutte, vorranno e sapranno opporre un argine invalicabile. Quelli che oggi se la ridono, a cominciare da alcuni giornalisti, scopriranno, presto, molto presto, che la sospensione dei diritti fondamentali riguarderà anche loro, forse sarà tardi per dire no!
