Giulio Tremonti, ministro dell’Economia, pupillo della Lega, vero uomo forte del governo di Silvio Berlusconi, ha progettato una manovra finanziaria da quasi 28 miliardi, 6 dei quali da un condono edilizio che, nei termini in cui è stato prospettato, diventerebbe un monumento all’illegalità assoluta.
Infatti, secondo le indiscrezioni della notte, il condono sarebbe costituito da una sanatoria sugli immobili fantasma, cioé le case sconosciute sia al catasto sia al fisco. Non la finestra che tutti abbiamo sognato di aprire nel tetto, non la stanza in più o la mansarda resa abitabile: tutte cose abiette, ça va sans dire, per i valori della nostra moralità pubblica, ma che diventano giochetti da asilo infantile al confronto: è il trionfo di Casoria (la festa di Noemi!) e di Pozzuoli (il bambino di 8 anni a scuola col coltello) sull’Italietta della veranda a Corsico o del pollaio a Portofino.
Sarebbe questa trovata un elemento importante dell’ipotesi di manovra che, secondo fonti di maggioranza e di governo, Tremonti ha portato sul tavolo nell’incontro di venerdì sera con il primo ministro, Silvio Berlusconi.
Le altre misure sarebbero quelle trapelate in questi giorni, anche se alcuni degli interventi sono ancora da definire, dicono le fonti, soprattutto nelle percentuali delle misure.
Il lavoro intorno alla manovra è frenetico, anche perché per partorire idee del genere ci vuole una apocalisse di brain-storming. I tecnici del ministero dell’Economia sono stati ‘pre-allertati’ per lavorare nel fine settimana. Tremonti, secondo quanto si apprende, vorrebbe infatti chiudere la partita martedì con la convocazione di un Consiglio dei ministri. Ma è possibile che la riunione slitti per consentire la convocazione degli organi del Pdl (Ufficio di Presidenza o, più probabilmente, Consulta economica) da parte di Berlusconi.
Infatti, anche se Tremonti ha chiesto un varo veloce della manovra economica, Berlusconi, reso meno ducetto dalle recenti nasate, preferisce un esame politico, che servirebbe ad evitare tensioni nel Pdl, anche se potrebbe rallentare il varo del pacchetto Tremonti, magari solo di qualche giorno. Primo passo dell’iter di pr politiche è proprio la cena a Palazzo Grazioli, presente anche il sottosegretario facente funzioni di primo ministro Gianni Letta, in modo che se ogni tanto Berlusconi si fosse distratto, la Presidenza del Consiglio sarebbe rimasta sintonizzata.
Nel corso dell’incontro, riferisce l’agenzia Ansa, Tremonti avrebbe aggiornato Berlusconi sulle impressioni raccolte a livello europeo nella sua trasferta a Bruxelles ma avrebbe soprattutto fatto pressione sul primo ministro per una rapida tempistica del varo della manovra. L’agenda dei prossimi giorni è impegnativa per il governo e il ministro del tesoro. Giovedì c’è l’assemblea di Confindustria seguita da una riunione a Parigi dell’Ocse, ma l’ appuntamento con l’Ecofin fissato a lunedì 7 giugno lascia ancora una settimana di margine per scegliere e limare le misure.
Sui contenuti non vi sarebbero divisioni, ma la necessità di inviduare le soluzioni più idonee all’interno dei singoli capitoli. In particolare i tempi della la chiusura delle finestre pensionistiche e la tracciabilità dei pagamenti in contanti ai fini anti evasione.
Per quanto riguarda le cifre si parla ancora di un intervento che potrebbe sfiorare i 28 miliardi di euro ed esser formalizzato con un decreto (che avrebbe un effetto sul 2009 rifinanziando alcune voci ‘incomprimibili’ di spesa) e un Ddl che riguarderebbe invece i prossimi due anni.
Sul fronte delle misure altre indiscrezioni sono filtrate nelle ultimissime ore come quelle relative a interventi nella sicurezza e, secondo qulcuno, anche nelle missioni all’estero. Altra ipotesi: far confluire nell’Inps alcuni enti previdenziali più piccoli.
Appare invece controversa la norma che prevede il taglio agli stipendi dei super manager della P.a. (oltre 100.000 euro). Viene giudicata “rischiosa” e dunque potrebbe saltare perché a rischio di incostituzionalità. La norma viene caldeggiata dalla Cgil ma decisamente contrastata da chi ne sarà colpito, i dirigenti pubblici.
Fuori del palazzo, il dibattito politico si è sviluppato venerdì seguendo il solito copione, con il Pd decisamente all’attacco e alcuni sindacati, in particolare la Cgil che raggruppa la scuola, la ricerca, l’università e formazione professionale,che chiedono senza mezzi termini di proclamare lo sciopero generale.
Molte categorie, interessate dalle ipotesi che circolano da giorni continuano a protestare: i medici sono pronti alla mobilitazione in caso di ulteriori tagli al servizio sanitario nazionale (si parla di risparmi di 5 miliardi per l’intero sistema).
Molte le rassicurazioni arrivate da esponenti del Governo: la manovra, ha detto il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, non vedrà l’introduzione di nuove tasse, né interventi strutturali, cioè sulle pensioni, anche se nel ‘mix’ di misure allo studio spunta con insistenza lo slittamento, ma provvisorio, di alcune finestre per andare in pensione. Si tratterebbe però di 2 o 3 mesi come ha confermato anche il titolare della Farnesina Franco Frattini, che ha parlato appunto di “misure temporanee”.
D’altra parte, come ha detto il segretario generale della Cisl, raffaele Bonanni, toccare le pensioni strutturalmente “sarebbe un grave errore”.
Se le pensioni non si toccano c’é però da intervenire sulla spesa pubblica, anche quella degli enti locali (in questo caso si parla di un contributo di 4 miliardi). Ha detto Sacconi: “Certamente dobbiamo ripensare il perimetro della spesa corrente dello Stato e delle amministrazioni locali”.
Di lotta agli sprechi ha parlato anche Frattini: “Saranno certamente misure che colpiranno gli sprechi e quella larga evasione che ancora esiste. Misure che ristruttureranno il sistema delle amministrazioni che oggi è fonte di sprechi di spese inutili”. Nel mirino del Governo, già da tempo, ci sono come noto gli enti oggi considerati “inutili”.
Insomma il solito bla bla, le solite cose che sentiamo da anni.