La Casa della Legalità genovese denunciò il fatto e fece fuoco e fiamme, ma nessuna indagine giudiziaria scoccò dai rumors della operazione Serravalle, che ora rispunta, rilanciata dall’affaire Penati e sopratutto dal clima incandescente che prepara a Genova la battaglia di Tursi, cioè le prossime elezioni comunali della primavera 2012, vero banco di prova nazionale. Nessuna Procura in tiro, ma molte forze politiche a battere i tamburi perchè il suddetto ingegner Marchese, marito della Vincenzi, all’epoca dei fatti grande patron della società di ingegneria IGM Engeneereng Impiant Srl, lavorava per la Sinelec spa del Gruppo Gavio, nel settore del controllo di sicurezza stradale. Un ambito sul quale il prode Marchese, dopo il pensionamento anticipato dall’Italimpianti aveva costruito un patrimonio di preziose esperienze, il famoso giacimento di competenze che le società Iri hanno lasciato a Genova, permettendo a una generazione ancora pimpante di ingegneri e tecnici e manager di diventare appunto consulenti e imprenditori.
Appunto consulenti e imprenditori con mani in pasta, magari sfruttando le posizioni di potere di amici e parenti? Questo è la sottile e sibilante domanda che i nemici della Vincenzi, non solo Bruto ma tanti altri, hanno tirato in ballo da quando la irruente signora guida con mano decisa il Comune di Genova. Marchese, che è un abile eminenza grigia, ha convertito la sua posizione da patron della sua IGM a consulente, tanto per prendere le distanze dal Comune e dalla moglie e tanto per sottolineare, come spesso ha fatto, che non ha mai accettato consulenze e commesse che avessero a che fare con gli enti locali così massicciamente governati dalla gentile consorte.
Ma tant’è….nonostante il blind trust costruito da Marchese e dai suoi consiglieri. Tra i quali spicca uno degli avvocati oggi più sulla cresta dell’onda di Genova, Ernesto Lavatelli: anche lui ex capo ufficio legale dell’Italimpianti e diventato poi brillante e potente avvocato di società pubbliche e private. Nonché membro di cda a partecipazione comunale e consigliori privato dell’accoppiata Vincenzi-Marchese, come nel tremolante teatro lirico Carlo Felice, dall’incombente commissariamento un mese sì e gli altri due no, e nella potente Iride della grande strategia ligure piemontese. Una vicinanza tra affari privati e potere pubblico sulla quale i sussurri e le grida non hanno mai smesso di risuonare. Hai voglia a smentire e hai voglia ad essere convincenti e lapidari come SuperMarta e Bruno Marchese hanno sempre fatto, minacciando pure querele e denunce.
