Quel che sconcerta, però, è che non ci sia stata neppure una timida reazione alla decadenza del partito che avrebbe dovuto riunire il cosiddetto “mondo moderato”, a meno di non voler considerare segni di vitalità gli i inutili congressi, celebrati ad uso e consumo della nomenklatura, nei quali non un timido progetto affiora, ma solo polemiche e contestazioni tengono banco anche in riferimento alle contestate procedure di tesseramento.
Inoltre il Pdl è risuscito laddove nessuno, per quanti sforzi abbia fatto in circa sessant’anni, a distruggere la destra politica, entità scomparsa nel lessico italiano. Un capolavoro di Berlusconi e di Fini del quale i sopravvisuti, ex militanti ed esponenti di An, a dire la verità, poco o punto sembrano preoccuparsi.
Il Cavaliere, che a giorni alterni sconfessa il suo segretario Alfano, non ha ancora deciso che cosa farà da grande. Nel frattempo, considerando che il soggetto da lui impropriamente messo in campo non è mai decollato, si attacca a Monti indicandolo come premier anche per la prossima legislatura. Bersani non vorrebbe seguirlo su questa strada, ma anche lui sarà costretto, prima o poi, a fare un endorsement in favore del Professore.
Centrodestra e centrosinistra semplicemente non sono in grado di affrontare la crisi, né di ripensarsi come schieramenti alternativi forniti di robuste ragioni da presentare agli elettori. Napolitano gli ha confezionato un “papa straniero” per colmare le deficienze politiche ampiamente dimostrate. Teniamocelo. La politica tornerà comunque, prima o poi. È solo questione di tempo. Ed avrà altri volti.
