ROMA – C’รจ voluto un po’ di tempo a tutti per afferrare il senso delle dichiarazioni politiche di giornata, un po’ tutti hanno avuto i riflessi lenti perchรฉ tutto muta in fretta e ci vuole tanta velocitร per prendere le misure esatte dei nuovi protagonisti. Cosรฌ per qualche ora si รจ registrato sรฌ doverosamente nelle cronache il detto e il mandato a dire intercorso tra i due, ma non si รจ fatto il 2 piรน 2 della cronaca politica e cioรจ che il vincitore indiscusso delle elezioni amministrative di maggio come suo primo atto ha giร scritto, pubblicato e spedito la lettera di “benservito” al capo dello Stato. Beppe Grillo, ovviamente via blog, ha detto a Giorgio Napolitano: preparati al “meritato riposo”. Riposo politico ovviamente che il leader del Movimento Cinque stelle, 10 per cento piรน o meno di consensi appena raccolti, indica al presidente della Repubblica come tutto quello che gli resta da fare.
A onor del vero aveva cominciato al mattino Giorgio Napolitano dichiarando, anzi rispondendo a giornalistica domanda sul “boom” elettorale dei grillini. Risposta molto formale e un po’ avara, con qualche sapore di acido: “Non vedo boom, l’ultimo fu quello degli anni sessanta”. Formalmente impeccabile perchรฉ 10 per cento non รจ boom, sostanzialmente mal masticata perchรฉ รจ evidente che Napolitano abbia mal digerito quel 10 per cento. Anzi รจ ovvio e normale, ma non doveva mostrarlo e non per galateo ma per “istituzione”. Quindi la prima parte della risposta di Grillo che arriva nel pomeriggio รจ comprensibile e ineccepibile: “Sono rimasto a bocca aperta, le mascelle mi fanno ancora male…”. Cosรฌ Grillo racconta il suo stupore di fronte alla reticenza presidenziale sulla vittoria elettorale di Grillo e della sua lista.
Poi Grillo decide di passare dal vincere allo stravincere: “L’anno prossimo Napolitano potrร godersi il meritato riposo”. E fin qui c’รจ solo anche se inusuale “insolenza istituzionale”: ricordare pubblicamente a un capo di Stato la sua prossima “scadenza” ha da sempre e dovunque il significato di non riconoscere piรน autorevolezza e autoritร , se non proprio legittimitร , delle sue azioni. Ma ancora fin qui…Il di piรน viene dopo, quando Grillo annuncia: “Il prossimo capo dello Stato non sarร una emanazione dei partiti, come la Bonino, o delle banche come Rigor Montis…i giochi per il Quirinale sono in corso da tempo, si sono giร venduti la pelle degli italiani”. E’ un di piรน che รจ un parecchio di piรน. Il vincitore delle elezioni amministrative che al mattino ha dato a tutti appuntamento alle prossime politiche con un chiaro “Ci vediamo in Parlamento”, al pomeriggio fa sapere che il prossimo capo dello Stato non sarร “emanazione dei partiti”. Grillo sa che il presidente della Repubblica lo elegge il Parlamento, quel Parlamento dove si prepara ad entrare, dove lui stesso fissa appuntamento. Quindi Grillo pensa di ottenere alle prossime politiche tanti deputati e senatori da poter decidere chi va al Quirinale agendo da forza politica tra le forze politiche. Ma subito dopo aggiunge: “si sono venduti la pelle degli italiani sul Quirinale” disegnando indegno mercato di ambizioni e cariche a danno dei cittadini. Ma perchรฉ ogni nuova forza politica, appena vince e conta qualcosa, deve gridare che se ne frega delle regole costituzionali e che queste sono buone solo se sotto tutela e controllo del vincitore e cattive se le applicano gli altri?
