
ROMA – Matteo Salvini è pieno di inventiva, non solo si è inventato le primarie del popolo leghista di Roma per farsi suggerire quale debba essere il candidato sindaco della destra, ha per così dire creato anche l’ingorgo ai gazebo. Infatti quindicila è stato il numero ufficiale dei votanti secondo Salvini, cioè che Salvini ha sparato. Quindicimila in 41 seggi/gazebo. Fa più o meno 350 votanti a seggio, trenta all’ora senza fermarsi mai, roba che neanche durante le elezioni vere. Complimenti all’inventiva dello spara voti Salvini.
Virginia Raggi, candidata M5S a Roma per la carica di sindaco soffre, neanche tanto, l’ingiusta campagnuccia di delegittimazione per aver lavorato a suo tempo in uno studio legale noto per curare gli interessi della destra romana, destra alla Previti per intenderci. E’ una piccola campagna astiosa e poco civile: un contatto di lavoro, fosse anche un lavoro non è una patente, una identità politica, tanto meno etica.
Però sotto il fumo acre e sconveniente della campagna sbagliata e immotivata un po’ di arrosto c’è. A Roma alla destra la Raggi non dispiace. Il fenomeno è più o meno questo: visto che Bertolaso se sarà candidato forse al ballottaggio neanche ci arriva, visto che Marchini non è il candidato (pare) e forse non è neanche di destra (pare), la meno peggio è per chi vota a destra proprio la Raggi.
Anzi un po’ più che la meno peggio. Con lei ci si può intendere sui rom da cacciare e su tante altre cose. La raggi infatti non proviene da quel filone diciamo di sinistra che ha innervato ed è confluito in M5S. La Raggi ha altra mini storia individuale, arriva a M5S da altra strada e altra cultura. Quindi, lo voglia o no, sia o no nel suo programma o nelle sue speranze, la Raggi pesca voti a destra.
Alfio Marchini, candidato di tutti ma per ora solo di se stesso, è come il prezzemolo…però senza minestra. Berlusconi lo voleva, ma non tanto. Giorgia Meloni non lo vuole neanche dipinto, Salvini un giorno sì e uno no. Lunga rincorsa quella di Alfio Marchini al Campidoglio e singolare candidato: a suo tempo poteva essere il candidato del centro sinistra, si disse disponibile. Poi si è detto disponibile ad essere candidato del centro destra. Ecco, Marchini è disponibile, questo è sicuro.
A sinistra, a sinistra di Giachetti candidato Pd renziano e Morassut, candidato Pd non renziano ma anche sì, non è ancora sicuro chi avrà l’onore e l’onere di sgambettare il candidato Pd. Stefano Fassina è già scattato fuori dalla trincea, Ignazio Marino è affardellato di scontrini per cene sue, si attende ancora però possa comparire a Roma un equivalente di Curzio Maltese a Milano. Un candidato insomma che dia corpo e anima alla esplicita missione, all’unica cosa che conta, al punto uno del programma della sinistra/sinistra: sconfiggere, anzi veder sconfitto, magari da altri, il Pd di Renzi.
A destra. a destra di Bertolaso, rispunta Irene Pivetti ma forse è un talent o un talk show, oppure no? E sta fermo immobile nel tempo Francesco Storace. Lui almeno si sa chi è e cosa vuole.
Elezioni romane, a qualcuno di questi andrà consegnata la responsabilità e la gestione di un Comune pieno di debiti, tasse e dipendenti e società partecipate. Nelle mani di qualcuno di questi andrà una città piena di privilegi accaparrati, rubati alla collettività , dalle case popolari ai marciapiedi alle piazze. Nelle mani di qualcuno di questi una città con i servizi pubblici più d far schifo e più costosi. Che dio la mandi buona a Roma, ma anche dio potrebbe stavolta obiettare: onnipotente sì, ma qui chiedete troppo.