Elezioni quando? Tutti abbaiano, tutti le invocano. Tutto dipende da quel che deciderà la Corte costituzionale sulla legge elettorale attualmente in vigore, prevista per la sola Camera perché la abolizione del Senato era data per scontata. Ora si può cominciare a parlare di tempi, che non sembrano essere quelli auspicati da Salvini e Beppe Grillo. La Corte cosituzionale dovrebbe pronunciarsi il 24 gennaio.
Ce la faranno per giugno? Tra Parlamento e tempi tecnici di convocazione, la corsa è in salita ma se non ci sono intoppi imprevisti…
Sono state pubblicate ieri sulla Gazzetta Ufficiale entrambe le ordinanze ancora mancanti dei tribunali di Trieste e Genova. Era questo un passaggio procedurale obbligato senza il quale – contrariamente a quanto sostenuto nei giorni scorsi con leggerezza e superficialità da astiosi esponenti politici digiuni di diritto – non si sarebbe potuta discutere la causa alla Consulta prima del 24 gennaio 2017. Scattano, infatti, dalla data di ieri i fatidici 20 giorni previsti dalla legge n. 52 del 6 maggio 2015 per garantire il diritto di difesa alle parti in causa.
Pertanto entro il 3 gennaio prossimo potranno costituirsi in giudizio davanti all’Alta Corte, da un lato, l’Avvocatura Generale dello Stato, per conto della Presidenza del Consiglio e del Ministero dell’Interno, per sostenere la piena legittimità della legge elettorale per la Camera e, dall’altro, le parti private in causa per illustrare al meglio, invece, le ragioni dell’incostituzionalità e sollevare o riproporre davanti all’Alta Corte ulteriori eccezioni di illegittimità dello stesso Italicum, ma sotto profili diversi (la stessa Corte Costituzionale, come é noto, potrebbe sollevarle anche d’ufficio davanti a se stessa come avvenuto in passato in altri casi).
Ad esempio, il tribunale di Trieste ha accolto solo 2 delle 13 eccezioni sollevate da cittadini italiani friulanofoni iscritti alle liste elettorali per presunto contrasto con gli articoli 1, 3 e 48 della Carta repubblicana, ma ne ha respinte ben 11 tra cui quelle in cui si contestava l’Italicum per le elezioni alla Camera perché non tutelerebbe in modo effettivo le altre minoranze minoranze linguistiche riconosciute (diverse cioé da quelle francofone, germanofone e ladine residenti in Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige) per le quali non sono previste disposizioni specifiche idonee a dare un’effettiva rappresentatività agli elettori appartenenti a tali minoranze, come, appunto, i friulanofoni.
Da quel momento si dipanerà la marcia verso le elezioni. Prima tappa sarà la sentenza della Corte Costituzionale sull’ Italicum, prevista il 24 gennaio 2017. Poi ci vorrà il passaggio in Parlamento, con i tempi imposti dal bicameralismo perfetto della Costituzione più bella del mondo. Poi le procedure di scioglimento delle Camere e di convocazione dei seggi elettorali. Fatevi due righe di conto da voi…