COPENHAGEN – Il nuovo governo danese della neo premier Helle Thorning-Schimdt parte perdendo un pezzo , e non un “pezzo” qualsiasi, ma il suo ministro di maggior peso: Henrik Sass Larsen, destinato alle finanze. L’artefice della manovra che dovrà rafforzare l’economia danese, Sass Larsen appunto, non farà parte della squadra di ministri perché in passato, nella sua veste di avvocato, ha avuto contatti con un criminale, difendendolo in tribunale in una causa per l’affido di un minore. Secondo i servizi di sicurezza danesi questi contatti potrebbero esporre un futuro ministro delle finanze al rischio di ricatti. La notizia è riportata da La Stampa, quotidiano nazionale. Nel nostro paese la più plausibile collocazione di un fatto del genere dovrebbe essere quella della rubrica Strano ma vero” della settimana enigmistica. Uno non fa il ministro perché ha avuto contatti da avvocato con un delinquente? C’è dello strano in Danimarca, sono strani assai questi danesi…
Ad onor di cronaca anche nel paese della sirenetta l’esclusione di Sass Larsen non è stata indolore. All’ex futuro ministro è stato fatale aver difeso in tribunale un boss della gang di motociclisti “Bandidos”, nota per la sua attività criminosa e per i legami con i famigerati Hell’s Angels, ma anche il fatto che i contatti col suddetto boss siano stati frequenti, come rivela il giornale “Extra Bladet”, e che sia stato un politico locale della città di Koge, indagato per corruzione, a fare da tramite. Secondo i media danesi però ci dove essere dell’altro perché il mancato ministro Sass Larsen non è stato il solo ad aver avuto contatti con elementi sospetti. Il primo ministro uscente Lars Lokke Rasmussen ha incontrato più volte quest’anno un esponente dei Bandidos ed il conservatore Erik Ninn-Hansen ha difeso, in qualità di avvocato, molti membri di bande di motociclisti, senza nessuna conseguenza politica. Fatto sta però che la Thornig-Schimdt ha rinunciato al suo ministro più importante, quantomeno ufficialmente, per i contatti avuti da questi in veste di avvocato con un criminale.
E sa da noi fosse applicato lo stesso metro di valutazione? Il Parlamento italiano è pieno di avvocati che, mentre fanno i parlamentari, mandano avanti i loro studi professionali. Succede solo da noi, altrove se fai il parlamentare devi sospendere l’attività di avvocato. Chissà mai perché… Lavorando, lavorando gli avvocati parlamentari e politici per forza si imbattono in rapporti con chi dell’avvocato ha bisogno. Guarda caso, spesso chi ha problemi con la legge, guarda caso spesso chi ha commesso reati e perciò è sotto processo. Contatti professionali, per carità. Ma contatti e interessi che in qualche momento si cumulano e intrecciano. Se da noi si facesse come in Danimarca, allora sarebbe molto difficile trovare un ministro, dovendo escludere la categoria dei parlamentari avvocati.
Da noi poi il “contatto” è giudicato una sorta di obbligo professionale, per tutti i politici, mica solo per gli avvocati-parlamentari. Il politico deve andare a cena, stringere mani, farsi fotografare, ingentilire con la sua presenza matrimoni e battesimi, farsi accogliere da comitati… E se a quella cena, matrimonio, battesimo, palco, istantanea ci sono esponenti della criminalità lui che può saperne? E, se anche lo sa, sa anche che in molte zone d’Italia quei discutibili contatti portano o tolgono voti, che deve fare il politico italiano, “l’esame del sangue” a chi lo bacia, applaude e vota? Non di certo, non può: sono assai strani questi danesi. Noi abbiamo altre abitudini e consuetudini: da noi si nomina ministro un politico che all’atto della sua nomina muove il capo dello Stato a pubblicamente dubitare dell’opportunità della scelta perchè il neo nominato ministro è sotto inchiesta per il reato di vicinanza esterna alla mafia. Da noi si era nominato ministro un politico solo perché, in qualche guaio con la giustizia, potesse avvalersi del “legittimo impedimento” a presentarsi in Tribunale…Ogni riferimento a Francesco Saverio Romano e d Aldo Brancher è voluto e oggettivo. Da noi non si guarda il capello, si bada alla sostanza: un “contatto” dubbio brucia una carriera politica, addirittura un ministro? Ma quando mai…
In Danimarca la rinuncia di Sass Larsen è notizia che poco stupisce, non risulta che il diretto interessato abbia tirato in ballo complotti contro di lui da parte della magistratura o dei servizi di sicurezza fascisti (il governo della Thorning-Schimdt è di centro sinistra). Il suo passato non è irreprensibile, esiste una microscopica macchiolina e quindi non è adatto a fare il ministro, che sia ricattabile o meno. Vaglielo a spiegare ai danesi il caso Romano o quello Brancher o di tanti altri consimili. Chissà in quale parte dei loro giornali mettono di simili notizie, forse nella rubrica “cronache marziane”. Ma, si sa, c’è dello strano in Danimarca.