LOS ANGELES – “Eravamo a East Hampton, le foto erano per Vogue Bambini, la mia prima copertina. Per essere su quel set, avevo supplicato mia madre di dire alle maestre che ero malata. Ricordo benissimo la sensazione di quelle prime volte di fronte alla macchina fotografica: lo adoravo, letteralmente. Da ragazzina pregavo la mamma di portarmi ai provini. Mio padre non ha mai fatto davvero parte della mia vita, ma mia madre è sempre stata lì, l’unica persona su cui ho potuto contare”.
Lindsay Lohan si racconta così a Vanity Fair, che le dedica la copertina in edicola il 6 luglio con le prime foto scattate durante gli ultimi giorni agli arresti domiciliari, nella sua casa di Los Angeles. Dal 2007 a oggi, ha passato più tempo in tribunale che sul set, dopo un incidente e due arresti – 84 minuti in carcere nel 2007 e 13 giorni nel 2010 – per guida in stato di ubriachezza e possesso di cocaina che hanno avuto come risultato tre anni di libertà vigilata, l’obbligo di seguire un programma per guarire dalla dipendenza da alcol e droghe e dieci giorni di volontariato nei servizi sociali.
Da allora, Lindsay Lohan ha fatto dentro e fuori dal rehab quattro volte. Infine, lo scorso gennaio, l’ultima condanna ai domiciliari, dovuta a un’accusa di furto: appena uscita da una clinica per tossicodipendenti, Lindsay avrebbe sottratto un girocollo del valore di 2.500 dollari da una gioielleria di Los Angeles, ma lei sostiene di non averlo fatto, anche se in tribunale non si è dichiarata innocente. “Non ho rubato quella collana. Ho scelto di non dichiararmi né colpevole né innocente (nel sistema giudiziario americano si chiama no contest, e serve a evitare il processo ottenendo in cambio una condanna ridotta, ndr), altrimenti rischiavo di finire in prigione senza, lo ribadisco, aver fatto niente. Lei ha visto i miei gioielli: le sembra che abbia bisogno di andare in giro a rubare? La convocazione in tribunale dopo il test sull’alcol, poi, non aveva fondamento (da febbraio, in effetti, le era scaduto il divieto di consumare bevande alcoliche, ndr). Chi ha cercato di incastrarmi aveva torto: lo ha detto anche il giudice”.
Per il futuro Lindsay è comunque ottimista: “Finalmente posso uscire di casa, e inizierò subito a prestare volontariato al Centro di accoglienza femminile che si trova qui a Los Angeles. È un posto dove le donne possono cercare di ricostruire le loro vite. Peccato che non ci siano anche bambini: mi sarebbe piaciuto lavorare con loro, sono la mia passione”.
E la carriera?” Alla fine di agosto terminerò il volontariato, e a ottobre comincerò a lavorare. Spero di passare i prossimi anni sul set. (In realtà l’attrice, già nel suo primo giorno di libertà, è stata presa di mira dai paparazzi che le hanno scattato una serie di foto dopo la sua festa di compleanno lasciando intendere che fosse già ubriaca, ndr).
Un progetto sicuro c’è: un film sulla storia dei mafiosi della famiglia Gotti. “La sceneggiatura è stata riscritta per dare più spazio al mio personaggio, Kim (la nuora del boss John, ndr). Barry Levinson è il regista, Al Pacino sta per firmare, John Travolta l’ha già fatto: sarà lui il protagonista”. Tra tribunali, carceri e rehab, Lindsey Lohan ha sicuramente perso anni della sua carriera, ma questo non sembra preoccuparla più di tanto, e a Vanity Fair spiega: “Voglio fare l’attrice e sono brava. Si impara dai propri errori, no?”. E poi: “Che cosa ho fatto di terribile? Quando sono stata dentro, mi sono ritrovata seduta a fianco di donne che avevano ammazzato qualcuno. A meno che tu non sia un killer, non vedo una ragione per stare lì. Io non ho mai fatto del male a nessuno, se non a me stessa. Tutti attraversano periodi no. Io sto lottando per uscirne. E ho abbastanza coraggio da farlo in pubblico”.
Qui di seguito, la cover ed alcuni scatti del servizio fotografico che si trova all’interno di Vanity Fair (foto di Alan Gelati):