I brevetti europei parleranno solo inglese, francese e tedesco. Niente da fare per l’Italia e la Spagna che si sentono escluse dalla Commissione Ue che dovrebbe ricevere una lettera con la firma di 15 Paesi con la richiesta formale di una “cooperazione rafforzata” per brevettare sì, ma solo in tre lingue.
Già è arrivata l’adesione di Gran Bretagna, Olanda, Irlanda, Svezia, Slovena, a cui si sono successivamente aggiunte Germania, Estonia e Francia. Si avviano a firmare anche Austria e Lussemburgo, così verrebbe superato il numero di nove Paesi, il minimo per il Trattato.
Un vero schiaffo per Roma visto che metà dei 68 mila brevetti registrati in Europa vengono da Germania e Francia già adesso. Stessa delusione anche per Madrid, infatti sembra che Silvio Berlusconi e Josè Luis Zapatero stiano pensando di inviare una lettera al Consiglio europeo perché si riveda la questione.
Economicamente e politicamente la scelta dei brevetti costituisce un problema per il nostro Paese: di fatto viene formalmente riconosciuta l’esistenza di tre lingue principali Ue e l’italiano è fuori e inoltre per le aziende tradurre i brevetti in altre lingue sarebbe un ulteriore ostacolo. L’Italia aveva proposto un sistema basato unicamente sull’inglese. Germania e Francia avevano posto il veto. In ogni caso la Commissione, ha detto il commissario responsabile, il francese Michel Barnier, darà parere positivo alla proposta delle tre lingue: “Siamo in grado di procedere molto rapidamente. La discussione finora è andata avanti troppo a lungo e ogni possibile via di compromesso è stata esplorata senza risultato “.