ROMA – E se a Bruxelles dovesse andar male? Se il supervertice, come quasi sempre è accaduto, si risolvesse nell’ennesimo nulla di fatto? Nel caso il Consiglio Europeo si riveli un insuccesso la più grande preoccupazione del Governo è che i mercati, alla riapertura di lunedì 2 luglio, possano punire duramente l’Italia con un rialzo insostenibile dello spread. D’altra parte Mario Monti si gioca tutto proprio sulle misure abbassa-spread. Un lunedì nero è da mettere in conto. Per questo il presidente del Consiglio ha ordinato ai suoi ministri di non allontanarsi da Roma, di essere sempre raggiungibili. L’esito dell’incontro non è affatto scontato, si tratterà a oltranza, si sbatteranno i pugni sul tavolo: “Non ci sono soluzioni pronte su cui i leader devono solo mettere una firma” ha detto Monti alla Camera. Quindi maratona diplomatica fino all’ultimo minuto utile. Poi potrebbe scattare il piano B, quello più infausto.
Domenica sera è già stata convocata una riunione ristretta con Moavero, Grilli, Passera, Giarda e Catricalà. Serviva a discutere le ultime limature alla spending review, può agevolmente trasformarsi in un “gabinetto di guerra”. Il piano B, svelato dal consulente del Governo Giuliano Amato, prevede misure di eccezionale emergenza. Per calmare lo spread ed arrestare una ipotetica ascesa dei rendimenti sui nostri titoli di stato a livelli di insolvibilità, non viene esclusa “una drastica riduzione del debito pubblico sotto il 100 per cento” (essendo vicino ai 2 mila miliardi di euro, una riduzione di non meno di 300 miliardi). In alternativa è prevista l’emissione di titoli del debito a basso interesse , garantiti da un fondo che raccoglie il patrimonio pubblico.