Marine Le Pen, la candidata alle presidenziali francesi che ha promesso di vietare l’uso del velo negli spazi pubblici, ha affermato che intende sanzionare con una “multa” chi lo indosserà. “Verrà inflitta una contravvenzione così come accade per il divieto di circolare senza la cintura di sicurezza. Mi sembra che la Polizia riesca molto bene a fare applicare questa misura”, ha affermato la candidata del Rassemblement National, intervistata da radio Rtl a tre giorni dal voto per l’Eliseo.
Francia, Marine Le Pen vuole multare chi usa il velo negli spazi pubblici
“E’ una misura assolutamente applicabile – ha sostenuto Le Pen – è ancora una volta una misura che i francesi chiedono”. Perché “in questi ultimi venti anni questo velo è stato utilizzato dagli islamisti come uniforme e come dimostrazione dell’avanzata del fondamentalismo islamista”. Al contrario, ha aggiunto Le Pen, non sarà più vietata la kippah ebraica.
Nel 2011, la Francia è stata il primo Paese europeo a varare la legge (entrata in vigore in aprile di quell’anno) che ha messo al bando l’uso del burqa, vietando la “dissimulazione del volto nei luoghi pubblici”, senza menzione esplicita del velo integrale islamico. Tuttavia le donne che indossano il burqa o il niqab devono pagare una multa, e possono essere obbligate a seguire uno stage di “educazione civica”.
La legge crea inoltre un nuovo reato, la “dissimulazione forzata del viso”. Chi obbliga una donna a coprirsi completamente rischia il carcere ed una multa. Ma ora la candidata di estrema destra, in forte progressione nei sondaggi in vista del voto presidenziale di domenica, intende spingersi oltre vietando il semplice velo.
Le Pen: “Intanto entreranno nel mio governo, il premier? Un’idea ce l’ho”
Le Pen pensa già al Governo. Crede più che mai nell’Eliseo e cavalca i sondaggi ogni giorno più promettenti: “Farò un governo di unione nazionale”, aggiungendo che in tanti “si uniranno”, anche di schieramenti politici diversi dal Rassemblement National.
Nella “lista” che già dice di aver pronta, figurano – oltre alla nipote Marion Maréchal – anche personaggi “della sinistra di Chévenement (sovranista, ndr)”. “Il mio problema – dice – sarà di scegliere, non di cercare”. Il primo ministro? “Un’idea già ce l’ho…”.
Macron fermo nei sondaggi, la Le Pen ad un soffio
A tre giorni dal primo turno delle presidenziali, lo slancio di Marine Le Pen non si esaurisce e la candidata del Rassemblement National è a soli 5 punti da un Emmanuel Macron che alcuni sondaggi danno immobile, altri addirittura in lieve calo.
La possibilità che la leader dell’estrema destra conquisti l’Eliseo è ormai sulla bocca di tutti in Francia, dove il tema della guerra, che si aggiunge a due anni di pandemia, fa temere un’astensione storica, oltre il 30% al primo turno.
Sono le elezioni della gauche in frantumi, della destra che fallisce nella scelta della candidata, Valérie Pécresse, del tentativo di rottura del polemista di estrema destra Eric Zemmour, riuscito a metà. Ma soprattutto potrebbero diventare quelle in cui la figlia del fondatore del Front National riesce a coronare il sogno di famiglia, una Le Pen all’Eliseo.
Macron, protagonista di una ‘micro-campagna’ – appena un mese, un solo comizio – è stato assorbito dalla carica di presidente del paese cui spetta la guida dell’Europa per questo semestre ed ha poi portato avanti una faticosa e infruttuosa mediazione sulla guerra.
La situazione in Ucraina lo ha fatto volare per alcuni giorni ad oltre il 30% delle intenzioni di voto nei sondaggi per poi riprecipitare al 26-27% in questi giorni. L’avversaria, al contrario, ha guadagnato 4 punti in due settimane, raggiungendo ormai il 21,5%. E le possibilità di vittoria del presidente uscente in quello che sembra il sicuro ballottaggio fra i due sono sempre più sfumate.
Macron, fino a poco tempo fa era super favorito
Eppure Macron era ultra favorito, anche se lontano dal 66% di cinque anni fa. Ora è ridotto a un pericolosissimo 56% contro il 44% dell’avversaria per alcuni sondaggi, che si assottiglia a un 53% contro il 47% secondo altre rilevazioni. Con un pericolosissimo margine di errore in entrambe i casi del 3,1%.
Negli ultimi giorni il presidente uscente si è a più riprese riproposto come baluardo filoeuropeo contro le ali estreme (Le Pen, Zemmour ma anche Jean-Luc Mélenchon, la sinistra radicale de La France Insoumise), accusando i suoi tre inseguitori nei sondaggi di “compiacenza nei confronti di Vladimir Putin”.
Macron, da parte sua, non è riuscito a disfarsi della sua immagine di “presidente dei ricchi”, e la polemica per il ricorso dei suoi governi alle prestazioni di studi di consulenza privati, in particolare l’americana McKinsey, non gli ha giovato.