ROMA-L’inciucetto Berlusconi-Bossi, ovvero il patto di ferro sulla data di gomma. La data, rigida e certa, oltre la quale l’Italia non parteciperà più a missioni armate sui cieli di Libia. Rigida e certa come voleva Bossi e rigida e certa come sarà votata in apposita mozione comune tra Lega e Pdl in Parlamento. Però anche molle ed elastica questa data, come altrimenti Berlusconi non poteva maneggiarla e presentarla al resto del mondo fuori da Montecitorio. Sarà una data “da stabilire in accordo con gli organismi internazionali e i paesi alleati”. Insomma il giorno del poi e il mese del quando tocca. Infatti la Nato ha subito fatto sapere: quando si smette di bombardare in Libia? “Quando sarà il momento”. Né prima, né dopo. Ed eccolo allora l’inciucetto Berlusconi-Bossi: come quei cartelli una volta che si leggevano nei negozi su cui sopra c’era scritto: “Oggi non si fa credito, domani sì”. Era sempre “oggi” e mai “domani”. Il governo italiano, la ritrovata maggioranza che ritrova la concordia dopo l’epico interno confronto sulla guerra, scrivono analogo cartello: “Oggi non smettiamo di bombardare, domani sì”.
Inciucetto, da declinare con il diminutivo perché il gran mulinare di menti e incontri poteva produrre qualcosa di più raffinato e consistente del solenne impegno a rispettare una data che non c’è e che, quando ci sarà, sarebbe stata comunque, a prescindere dal minuetto italiano di mozioni, dichiarazioni e dissociazioni. Che sulla Libia si smetterà di bombardare quando Gheddafi sarà caduto o arreso, quando “gli organismi internazionali e i paesi alleati” lo riterranno opportuno era ovvio e scontato. Se si volesse infierire sulla sostanza della mozione che Parlamento e governo italiano stanno per fare propria, si potrebbe dire che solennemente esclude e sbarra la porta a guerra e bombardamenti eterni in Libia. Non risulta peraltro che nessuno al mondo fosse su questa posizione. Ma le accorte e prudenti politiche estere ed interne italiane hanno sventato questo pericolo pedraltro molto occulto e remoto, fino alla sua inesistenza.
Inciucetto, da raccontare con indulgenza perché che altro dovevano fare Bossi e Berlusconi se non trasformare i reciproci colpi di tosse in rombi di tuono? Fare la crisi interna, far cadere il governo italiano, il governo su cui siedono entrambi non potevano e non volevano. Fare sul serio nemmeno, perché fossero andati in Europa o a Washington ad esigere, imporre una data certa per la fine della guerra a tempo, in Europa e a Washington sarebbero rimasti incerti tra il riso e il pianto: l’Italia impone che..? Potevano allora Bossi e Berlusconi ritirare l’Italia dalle alleanze, da ogni alleanza? Mentre perfino Russia e Cina chiudono un occhio e anche due sulla scelta occidentale di disfarsi di Gheddafi a suon di missili e bombe? Non potevano, il prezzo, anche il prezzo in soldoni oltre che in ruolo internazionale, sarebbe stato enorme.
E allora non restava che l’inciucetto: solennemente celebriamo l’accordo sulla data certa, però quella data non la scriviamo e neanche la pronunciamo. Così Bossi e la Lega hanno “vinto”: ottengono la “data”. Anche se è una data senza i numeri in calendario. Così Berlusconi ritrova l’alleato che si era offeso e ha “vinto” perché il governo va avanti. Celebrano le “vittorie” Reguzzoni e Cicchitto: inciucetto è fatto e anti italiano sarà chi dovesse chiedere qual è la data che già vola verso il voto del Parlamento, impegnativa e obbligatoria per tutti.