BERLINO – La posizione assunta da Angela Merkel sulla guerra in Libia sembra dare i suoi frutti: la maggioranza dei cittadini tedeschi hanno sostenuto l’atteggiamento tedesco nel seno del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. In occasione del voto per la risoluzione che avrebbe permesso l’instaurazione della no-fly zone sulla Libia, il delegato tedesco si era pronunciato per l’astensione, allo stesso modo di paesi tradizionalmente «negativi», come la Cina o la Russia.
Molte critiche allora sono state indirizzate alla Germania, accusata di non avere una visione politica europea, di alimentare le divisioni, di pensare solo alle proprie scadenze elettorali e di non assumersi ruoli difficili nonostante ambisca ad un seggio permanente all’Onu. Diversi organi prestigiosi avevano formulato delle valutazioni severe nei confronti dei tedeschi e anche lo storico partner francese, dalle colonne de Le Monde, aveva tuonato contro l’assenza tedesca nella crisi libica.
La popolazione e le elite tedesche non sembrano però eccessivamente scalfite dalle critiche internazionali e, al contrario, hanno aderito alla posizione del governo. I principali partiti dell’arco parlamentare, con l’eccezione dell’estrema sinistra, non hanno dato consegne al riguardo, cosicché la frammentazione delle opinioni all’interno delle formazioni politiche ha finito probabilmente per favorire la posizione governativa. Inoltre, i principali giornali e settimanali sembrano pure non aver criticato eccessivamente la Merkel. Di sinistra o di destra che siano, molti hanno piuttosto messo in evidenza i difetti, le incoerenze e i pericoli insiti in un intervento armato nel paese africano.
In un lungo editoriale intitolato «Il volo e l’illusione», il settimanale Die Zeit, non schierato politicamente ma di tendenze socialdemocratiche, ha parlato di una guerra «senza direzione, senza consenso e senza scopo». Dal canto suo, il quotidiano conservatore Die Welt condivide le posizioni dello Zeit: «La parte facile, per strano che possa sembrare, è stata l’attivazione della no-fly zone. Quello che viene adesso è il pericolo di perdersi tra gli interessi conflittuali dei paesi partecipanti e i limiti del mandato ONU».
