ROMA – Che la riunione del Consiglio dei ministri Ue di Lussemburgo fosse una missione impossibile era ben chiaro al ministro dell’Interno, Roberto Maroni. In questi giorni il titolare del Viminale ha infatti continuato a lavorare ad ”altre soluzioni”, nell’intento – per usare la metafora leghista – di ‘chiudere il rubinetto’ dei migranti in arrivo dalla Tunisia e ‘svuotare la vasca’, con rimpatri consistenti.
Su entrambi i fronti, infatti, l’accordo siglato a Tunisi lo scorso 5 aprile ha mostrato tutta la sua fragilità. Le partenze verso Lampedusa sono proseguite, tanto che sull’isola ci sono ora ben mille tunisini, che sarebbero da rimandare nel Paese nordafricano. Ma i rimpatri proseguono col contagocce. Una situazione sempre più pesante sulla quale lunedì 11 aprile Maroni si è confrontato con il premier Silvio Berlusconi.
Da tempo la Lega auspica un gesto forte, in linea con il ”fora di ball” di Umberto Bossi. Nei giorni scorsi c’è chi aveva proposto di riempire una nave di migranti arrivati a Lampedusa e portarla in acque tunisine. Lunedì, invece, Roberto Calderoli ha invitato a ”predisporre un blocco navale assoluto a difesa delle nostre acque e dei nostri confini”.
E ci sarebbero state discussioni sui passi da fare con l’eventuale coinvolgimento dei mezzi della Difesa. Da venerdì scorso una corvetta ed un aereo della Marina Militare sono state dispiegate in prossimità delle acque territoriali tunisine. Ma l’intesa sottoscritta con Tunisi prevede che Italia e Tunisia intervengano con i propri mezzi, ognuno nelle proprie acque territoriali.
L’Italia si è impegnata a fornire motovedette e fuoristrada a Tunisi, ma i controlli di polizia sulle coste sono praticamente inesistenti. Anche di questo si sarebbe parlato tra Maroni e Berlusconi e la decisione è stata quella di rafforzare l’attuazione dell’accordo, per evitare che resti solo sulla carta. Il ministro si è infatti convinto a firmarlo dopo ben nove ore di trattative difficili e dopo aver anche avuto rassicurazioni da Palazzo Chigi.
Nuovi contatti ci saranno dunque con le autorità transitorie tunisine alla ricerca di una collaborazione più concreta. Sul fronte interno, nei prossimi giorni ci sarà la consegna dei permessi di soggiorno temporanei a chi è sbarcato dall’1 gennaio al 5 aprile. Francia e Germania hanno già annunciato che rimanderanno in Italia chi è in possesso del solo documento senza poter dimostrare un reddito adeguato (dai 30 ai 60 euro al giorno, secondo quanto prevede l’accordo di Schengen).
Si annunciano dunque settimane difficili, mentre nei prossimi giorni ci sarà la mappa dei nuovi centri di accoglienza per i profughi in arrivo dalla Libia. Non saranno più tendopoli. La Difesa ha messo a disposizione caserme ed altre strutture chiuse. Anche nelle regioni del Nord. Ed i mal di pancia leghisti proseguiranno.