ROMA – Il premier russo Putin accoglierà oggi (7 ottobre) il collega e amico Silvio Berlusconi nella sua residenza privata. “Non sono previsti colloqui ufficiali” ha tenuto a precisare il portavoce del capo di governo russo Dmitri Peskov. Putin compie oggi 59 anni. I festeggiamenti avranno luogo sulle rive del Lago Valdai, 300 km a sud di san Pietroburgo. Una dacia che trabocca di meraviglie: la prima volta che Berlusconi ci mise piede, a ottobre del 2007, restò a bocca aperta. Un patriarca ortodosso del ‘600 la definì un paradiso in terra. A Stalin invece non fece la stessa impressione: “Mi avete portato in una trappola per topi, qui non c’ è nulla da fare…”. Non si parlerà di gas, annuncia il protocollo: tuttavia dai media internazionali è stata data come possibile anche la presenza dell’ex cancelliere Gerhard Schroeder, attualmente a capo del gasdotto Nord Stream. Non è dato sapere, invece, quanto tempo il primo ministro italiano soggiornerà nella villa da mille e una notte: per i precedenti compleanni si era trattenuto qualche giorno. Putin aveva ricambiato la visita soggiornando spesso a Villa Certosa. L’amicizia tra i due si è cementata con il trascorrere del tempo. E della permanenza al vertice dei rispettivi stati di appartenenza. Non si conosce il regalo che il premier italiano porterà con sé: Putin ne ha fatti sempre di grande pregio, come il famoso lettone ospitato a Palazzo Grazioli, assurto a luogo simbolico del potere sugli uomini e sulle donne.
Nel breve tragitto sull’aereo presidenziale che lo condurrà in Russia, Berlusconi avrà modo di rivedere il film della sua straordinaria avventura politica, che molti dicono ormai giunta ai titoli di coda. Potevo fare di più, potevo fare meglio? Il confronto con il suo sodale russo, del quale per qualche tempo si creduto il mentore, se non l’ispiratore, è impietoso. Perché non sono nato in Russia? Perché la Natura matrioska, e questa Italia ingrata, m’impedisce di regnare fino alla mia morte, come invece concede al mio invidiatissimo amico Vladimir Vladimirovič Putin?
Tormentato da giudici invadenti, prostrato da una crisi internazionale che accontenta i profeti di sventura, Silvio Berlusconi è anche costretto ad assistere alla materializzazione a Mosca del suo sogno impossibile. L’ex agente del Kgb ha infine sciolto ogni dubbio sul futuro della Russia con la decisione più semplice e drastica: governerà lui, praticamente a vita. L’amico Putin offre ai suoi compatrioti finalmente una sicurezza supplementare: dopo il 2008 c’era un po’ di confusione sui piani per la successione: dal 24 settembre 2011 la nebbia è scomparsa, piani di successione non ne esistono più. L’inamovibilità del potere torna, riveduta e corretta nella versione odierna, come vera biografia politica nazionale.
E la nostra di biografia nazionale, almeno quella degli ultimi 17 anni? Fino a due anni fa Berlusconi poteva anche coltivare sogni imperiali: del resto, il giorno della fusione-acquisizione con An e la creazione del Popolo delle Libertà, El Pais lo definiva proprio così, “l’imperatore della destra e di tutta l’Italia arresasi al suo mediatico-culturale”. Allora poteva ancora sognare una riforma presidenziale e di ascendere al soglio quirinalizio. Putin, deve ammettere sconsolato, quel sogno lo ha portato a termine. Ancora nel 2010, dal palco di una piazza San Giovanni gremita prometteva che avrebbe cancellato dalla faccia della Terra il cancro. Non era la sola promessa del Presidente taumaturgo: annunciava anche uno “schedone” per le politiche del 2013 in cui chiedere agli elettori modifiche alla Costituzione in senso presidenzialista. Era stufo, stufo marcio delle regole, dei contrappesi, del Parlamento, tutti ostacoli alla sua signoria. Era l’unto del Signore, il popolo, a parte una trascurabile minoranza (50%-1), pendeva dalle sue labbra.
Il popolo italiano, però, non ha la stessa tenacia di quello russo che, stando almeno ai sondaggi, è tutto con Putin. La sua riforma presidenziale che gli assicura due mandati fino al 2024, staffetta pro-forma con Medvedev compresa, non incontrerà particolari resistenze. Eccezion fatta per quel manipolo di sinceri democratici, che come riporta il New York Times, saranno costretti all’esilio. Una nuova ondata di emigrazione russa concimerà il resto del mondo come avvenne nel ’17? E’ probabile: “Ho solo una vita, altri dodici anni di potere assoluto non me li posso permettere” postava sul suo blog la direttrice di una rivista. Non era forse questa l’ambizione di Berlusconi? Il popolo è con me, sono l’unto dal Signore, chi non ci sta può anche prenotarsi un viaggio di sola andata.
Riguardo all’ennesimo tentativo di imbrigliare la stampa, fermare la barbarie di uno stato di polizia incollato al tuo telefono, l’uomo forte della politica italiana ha mostrato una certa debolezza. Quanti anni è che pesta sui giudici e minaccia di epurare questo o quel giornalista? Il caso Santoro è emblematico: più lui ordinava di toglierglielo dai piedi più a quello spuntavano le stigmate del santo, del martire per la libertà. E uno straccio di legge bavaglio, nemmeno quella proposta dalla sinistra è riuscito finora a farsi approvare da un parlamento di cui ha una maggioranza mai occorsa nella storia repubblicana. Il massimo di cattiveria autentica esibita è stata una simulazione, una bravata, alla presenza del suo eroe Putin: quando mimò una sventagliata di mitra ai giornalisti attoniti. Soliti scherzi, amore per la battuta: Anna Politkovskaya era stata appena trucidata da sgherri senza nome qualche giorno prima.
L’ultimo programma imperiale di Putin è la riunificazione delle repubbliche ex sovietiche, una Eurasia sotto il suo dominio. Berlusconi, a momenti, consentiva alla Lega di spaccare la nostra piccola Italia. Non è una cosa che desiderava particolarmente. L’omissione di soccorso, però, è un reato.