
Recovery Plan. Giustizia, fisco, concorrenza: Ue si fida e pagherà prima rata. C'è da fidarsi? (Foto Ansa)
Recovery Plan come lo chiamiamo qui in Italia ad indicare più o meno volontariamente la natura risarcitoria che attribuiamo ai circa 200 miliardi che l’Unione Europea ci presterà o regalerà a fondo perduto. Il vero nome è non a caso diverso, si chiama Next Generation Ue.
Chi l’ha battezzato così voleva evidenziare il carattere di investimento e riforme, insomma miliardi per cambiare e non per rispristinare e risarcire. La differenza è sostanziale e non formale e molto significativo è che in Italia sia venuto naturale battezzarlo, chiamarlo e attenderlo come risarcimento e restauro e non come riforme che cambiano i connotati del corpo socio economico.
Recovery Plan, la prima rata a luglio: tra 20 e 30 miliardi
Oggi 26 aprile Mario Draghi comincia ad illustrare al Parlamento il Piano italiano di utilizzo dei 200 miliardi Ue destinati all’Italia dal 2021 al 2026. Entro fine mese il Piano va presentato a Bruxelles, in modo e in tempo che la Ue possa attivare i meccanismi che porteranno a pagare all’Italia la prima rata, tra i 20 e i 30 miliardi a luglio 2021. Bruxelles ha chiesto al governo Draghi garanzie, anche pignole, sulla reale praticabilità in Italia delle riforme cui sono legati i finanziamenti. Non è uno sfizio e neanche un vizio europeo di europea burocrazia.
Da venti anni l’Italia produce meno
Ben prima del Covid il sistema socio economico italiano ha smesso di produrre ricchezza al ritmo medio europeo, l’aumento della produttività in un ventennio è stato in Italia un terzo, un quinto se non un decimo dell’aumento di produttività registrato negli altri paesi europei.
Qualcosa inceppa, attarda la macchina socio economica italiana. E quel qualcosa sono ad esempio la giustizia lentissima e quindi non prevedibile, oppure il fisco tanto oppressivo quanto improbabile, tanto lasco quanto persecutorio, oppure la concorrenza sostanzialmente ostacolata e azzoppata per cultura e tradizione.
La bassa produttività è legata, imparentata, figlia di cose cui vaste aree di interessi e di opinione sono gelosi custodi. Commercio e professioni boicottano sistematicamente la concorrenza, sindacati ed Enti locali sono aziende sociali dedite alla produzione di pressione fiscale, la giustizia si è incistata nella politica e viceversa e quindi è diventata intoccabile. Con il fisco che ha, la concorrenza che ha, il mercato del lavoro che ha, la macchina della giustizia che ha, la Pubblica Amministrazione che ha l’Italia la puoi anche riempire di miliardi ma non la sani.
Senza riforme miliardi che l’Italia consumerà con gusto e sollievo, per poi ritrovarsi con le stesse incapacità che registra e custodisce da almeno venti anni. Per questo la Ue ha chiesto a Draghi garanzie preventive, richieste pignole e occhiute.
Recovery Plan: la Ue si fida
Le abbia avute o no queste garanzie (al di là della volontà politica del premier difficile testarne la consistenza) la Ue ha deciso di fidarsi, la prima rata la pagherà a luglio. Sempre che il sistema socio politico italiano non si suicidi bocciando in Parlamento il Piano o dando vita a una crisi di governo.
La Ue si fida, anche perché di fatto obbligata a fidarsi: i 200 e passa miliardi all’Italia sono la più grossa parte dell’intero Next Generation Ue, se fallisce Italia fallisce tutto il Piano Ue, se Italia non ce la fa non ce la fa la Ue. Ma dopo luglio, dopo la prima rata? Da luglio 2021 al 2026 le altre rate scorrono e arrivano automatiche?
Recovery Plan: c’è da fidarsi?
Proprio no, nessun automatismo di pagamento, anzi. Verifica costante dei lavori in corso (non solo dei cantieri materiali ma anche delle riforme) cui sono legati i pagamenti successivi. E allora c’è da fidarsi?
Fisco: metà delle forze politiche sono di fatto per una copertura legislativa di elusione-evasione e l’altra metà è di fatto per una tassazione punitiva su ricchi immaginari e immaginati tali a 40/50 euro lordi reddito annuo. Entrambe le metà tali sono per tradizione, cultura, abitudine. C’è da fidarsi possano fare una riforma del fisco che favorisca investimenti e lavoro, dia nuova geografia e legittimità sociali al welfare e sappia estrarre gettito da rendita, patrimonio e consumi reali?
Giustizia: M5S e Pd in quantità diverse ma entrambe massicce hanno elaborato sudditanza culturale e psicologica nei confronti della Magistratura. Dalla delega alla Magistratura del controllo delle legalità alla delega alla Magistratura del controllo dei costumi: il passo è stato fatto prima dalla sinistra e quindi da M5S. La Giustizia è per sinistra ed M5S di fatto intoccabile. C’è da fidarsi vogliano davvero chiedere conto alla Magistratura di tutto ciò che la Magistratura accumula sotto il velo autonomia e indipendenza? Dall’altra parte la destra politica addita nel controllo di legalità un limite agli affari, allo sviluppo, ai soldi. C’è da fidarsi possa elaborare qualcosa di meno rozzo del “farla pagare ai giudici che sbagliano”?
La concorrenza è poi la bestia nera di molte categorie e la destra politica sostiene per ogni dove la lotta alla concorrenza. La sinistra della concorrenza non si fida e comunque ritiene il sostegno alla concorrenza un modo di perdere voto. Quando non un cedimento al neo liberalismo. C’è da fidarsi che la concorrenza in Italia possa essere qualcosa di più che un incomodo ospite?
Pubblica Amministrazione: sindacati e sinistra ritengono che a disegnare e controllare i confini e e sembianze della riforma debbano essere i sindacati. Quindi la riforma della Pubblica Amministrazione nelle mani di chi meno si riforma meglio sta.
Enti e governi locali: reclamano partecipazione alla governance del Recovery Plan, cioè vogliono essere presenti, vigili, attenti e soprattutto conteggiati nell’indirizzario cui vanno i miliardi. Quindi vogliono soldi per stare come stiamo. Un tanto ciascuno per non scontentare e non cambiare nessuno.
La Ue si fida, per ora. Non può e non deve fare altro che fidarsi. Tu, fossi la Ue, ti fideresti?