BERNA – Un concordato fiscale con l’Italia per tassare i soldi nascosti nelle banche svizzere. Giovedì il governo di Berna ha aperto uno spiraglio sul tema del segreto bancario, argomento finora accuratamente evitato sia dal governo Berlusconi che da quello Monti. In entrambi i casi la motivazione è che un accordo bilaterale violerebbe le norme comunitarie, con il rischio di una procedura di infrazione europea.
In realtà l’ipotesi non è così scontata: sia Francia che Germania hanno siglato accordi con la Svizzera per recuperare il gettito che altrimenti andrebbe perso, e nessuno dalla Ue è intervenuto. Nel loro caso l’accordo prevede che i contribuenti stranieri debbano accettare un’imposta sui redditi e gli utili da capitali che poi la Svizzera dovrà versare. Prevista anche una convenzione per il versamento di un’imposta una tantum per le vertenze fiscali pregresse. In compenso le banche svizzere possono mantenere l’anonimato sui loro clienti. A quanto pare ora la Svizzera vorrebbe accelerare sull’ipotesi del concordato con il nostro Paese affinché l’Italia la cancelli dalla black list dei paradisi fiscali e affinché si ridisegni la convenzione per la tassazione dei lavoratori transfrontalieri.