L’Europa non vuole mettere in discussione il principio del trilinguismo: i brevetti Ue saranno tradotti solo in inglese, francese e tedesco. Dunque, niente italiano. Roma non ci sta, e il ministro per le politiche comunitarie, Andrea Ronchi, è pronto a porre il veto, anche se l’Italia dovesse trovarsi da sola.
Facendo così mancare quell’unanimità necessaria per far passare la nuova patente comunitaria. E fiduciosa del fatto che oltre alla Spagna – l’unico Paese finora esplicitamente al fianco dell’Italia – possano venire allo scoperto altri Stati che hanno espresso più di una perplessità , come Portogallo, Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca. unico europeo basato su tre lingue, francese, inglese e tedesco.
”A costo di essere soli – ha affermato Ronchi – diremo no ad un’Europa che non vuole la competitività che discrimina l’impresa italiana escludendo l’italiano dalle lingue ufficiali”. Del resto – spiegano fonti vicine al ministro – la posizione italiana non è solo la posizione del governo, ma una linea appoggiata in maniera bipartisan in Parlamento, nonché dalla Confindustria e da gran parte del sindacato.
”E’ la posizione del Paese”, si spiega, e per questo l’Italia ”è determinata ad andare avanti” e ”a dare battaglia”. Il ministro Ronchi arriverà comunque nel Granducato con l’intenzione di tenere vivo il dialogo e di trovare delle soluzioni condivise. Per esempio, prevedere l’uso del solo inglese per Roma sarebbe una soluzione ”accettabile”, anche al fine di ridurre drasticamente i costi a carico delle imprese che depositano i brevetti.
Costi che oggi raggiungono cifre folli: in media 20.000 euro, di cui 14.000 per spese di traduzione. Dieci volte di più che negli Stati Uniti. E che col trilinguismo – stima la Commissione Ue – si abbasserebbero a poco più di 6.000 euro. Ma l’inglese come lingua unica è una proposta che difficilmente potra’ passare: per Parigi e Berlino, infatti, non se ne dovrebbe neanche parlare. D’altro canto, l’ipotesi dell’inglese solo per un periodo transitorio (finito il quale si arriverebbe comunque al trilinguismo) è destinata a ricevere il no italiano. Una via d’uscita potrebbe essere la soluzione del cosiddetto ”inglese piu”’, cioè una lingua per tutti piu’ quella nazionale. Ma anche qui molto probabilmente il veto sarebbe ancora una volta di Germania e Francia.
