ROMA – E se si scoprisse che il più furbo di tutti non è poi così furbo? Se venisse fuori che l’uomo che ha costruito le sue fortune, politiche e non, sulla capacità di capire gli altri, coglierne istinti e bisogni fosse in età più che matura, quasi avanzata, diventato un uomo normale, e anzi anche un po’ credulone. Un dubbio si aggira per le cronache ufficiali e ufficiose: e se Ruby almeno all’inizio della storia Berlusconi lo avesse fatto fesso? E’ un’ipotesi estrema, per certi versi inquietante ma che non si può più scartare a priori. Assolutamente plausibile se sono veri alcuni racconti che vengono anche da casa Pdl. A suggerire l’ipotesi della ragazza che “intorta” il premier è un’attenta lettura di alcuni particolari che colorano e arricchiscono la vicenda Ruby, proprio a proposito della sua millantata parentela con il deposto leader egiziano Mubarak. Millantata da chi e millantata a chi e ci spetta la promogenitura della millanteria? Ecco, questo è il problema. Per certi versi nuovo di zecca.
Di questa supposta parentela si è detto e scritto di tutto e potrebbe anche sembrare una spigolatura nel giro di prostituzione e nell’intreccio tra vita privata e incarichi pubblici sintetizzabile nel Bunga Bunga, è invece un aspetto fondamentale della storia perché attorno allo “zio” egiziano ruotano un’accusa di concussione e un voto della Camera dei Deputati che ha espresso la propria opinione in merito.
Ruby, le cui dichiarazioni vanno prese con ampio, amplissimo beneficio d’inventario, ha detto che era stato Berlusconi a suggerirle di presentarsi come la nipote del leader egiziano e ha detto anche, in un momento e in una sede diversi, ovviamente, di essere stata lei a raccontare al Cavaliere di essere parente di Mubarak. Ha detto tutto e il contrario di tutto. Berlusconi dal canto suo ha sostenuto sia stata la ragazza a dirgli di avere parentele importanti in Egitto e, proprio per questo, in buona fede, avrebbe deciso di chiamare la Questura di Milano quando venne a sapere che la giovane era stata fermata, preoccupato di salvaguardare dei rapporti internazionali. Su questo la Camera dei Deputati ha votato affermando, a maggioranza, di credere alla tesi di Berlusconi.
In realtà, però, in pochi pensavano, dentro e fuori il Parlamento, che il Cavaliere credesse veramente alla parentela tra Ruby e Mubarak. Il Cavaliere in primis nelle sue prime dichiarazioni non aveva insistito su questo punto e anzi era stato molto vago in merito alla questione. Disse in prima battuta di aver fatto “atto di bontà” per persona in difficoltà. E poi, anche col senno di poi, leggendo i particolari della vicenda trapelati dalla Procura, chi avrebbe potuto sinceramente credere che una ragazza di 17 anni che partecipa a concorsi di bellezza di terza categoria, che vive sbandata a Milano, che ha la famiglia in Sicilia e che porta, come racconta lei stessa, cicatrici di ustioni evidenti causate dal padre, e che accetta denaro sonante e regali da un uomo anziano che forse vuole fare sesso con lei e forse no – è Ruby stessa a raccontarlo in una delle sue tante versioni della storia – fosse la nipote di Mubarak? E ancora, le relazioni internazionali sarebbero di certo più a rischio se il Presidente del Consiglio (74 anni) fosse stato sospettabile di volersi portarsi a letto, a pagamento o meno, la nipotina di un leader di un altro paese piuttosto che se questa stessa nipotina fosse fermata dalla polizia. Tutti hanno quindi in cuor loro creduto che Berlusconi sostenesse di credere alla parentela tra Ruby e Mubarak per un più che comprensibile motivo di strategia difensiva che per altro. I critici lo hanno non a caso anche accusato di mentire sulla vicenda. Ma se non fosse così? Se veramente il Cavaliere avesse creduto che quella ragazza fosse la nipote di Mubarak, magari condizionato nel suo giudizio dal generoso decolté che non aiuta alcuni rappresentati del genere maschile a far funzionare al meglio le proprie capacità logiche?
Facciamo un passo indietro. Il 19 maggio, circa una settimana prima della nota telefonata in Questura del premier, a Villa Madama è in corso un pranzo ufficiale tra Berlusconi e Mubarak accompagnati dalle rispettive delegazioni. Ci sono tra gli altri Franco Frattini e Gianfranco Galan, entrambi testimoni del fatto che il Cavaliere accennò al presidente egiziano di una Ruby sua parente. I due non si capirono, ci fu una confusione tra Ruby, da una parte la Ruby giusta, che aveva 17 anni ed era la minorenne marocchina ospitata nelle notti di Arcore, e dall’altro la Ruby invece sbagliata, cioè una cantante molto famosa in Egitto con lo stesso nome d’arte (la 29enne Rania Hussein Mohammed Tawfik). “Allora ci informeremo meglio”, ripiegò Berlusconi a uno stupito Mubarak, sotto gli occhi del ministro degli Esteri Franco Frattini. Scambio di persona che anche all’interprete Mohamed Reda Hammad apparve certo. Era una settimana prima della telefonata in Questura, Berlusconi non aveva bisogno di inventare nulla. Accenna Mubarak di Ruby, Mubarak non sa di cosa parla. Berlusconi arretra in una specie di “come non detto”. Credeva Berlusconi quel 19 maggio che Ruby Rubacuori fosse parente di Mubarak, ci credeva dopo averla frequentata per mesi, dopo una dozzina di in contri e una settantina di telefonate? Insomma, lui ci credeva e Ruby lo aveva fatto fesso?
Su questa “confusione di persona” potrebbe incrinarsi l’alibi psicologico in base al quale 315 deputati il 4 febbraio hanno accreditato l’idea che il 27 maggio “il premier avesse voluto tutelare il prestigio e le relazioni internazionali dell’Italia, giacché presso la medesima Questura era detenuta, a quanto poteva legittimamente risultargli, la nipote di un capo di Stato estero”. Berlusconi aveva avuto almeno una settimana per “informarsi meglio” prima di telefonare. Ma ben altro potrebbe incrinarsi, addirittura un mito, quello di Berlusconi il più scaltro degli scaltri del circondario chiamato Italia.
Delle due l’una, o il premier sapeva che Ruby non era la nipote di Mubarak e sostiene il contrario per difendersi dalle accuse, oppure ci credeva veramente almeno fino al 19 di maggio, tanto che tentò di parlarne con il presidente egiziano. E ci credeva così tanto che nonostante lo stupore del supposto zio non cambiò idea e anzi si mosse in prima persona telefonando in Questura per salvaguardare le relazioni tra Italia ed Egitto. Un Premier accorto e solerte nel muoversi in una situazione che rischia di compromettere i rapporti che il suo Paese ha con l’altra sponda del Mediterraneo ma anche un uomo capace di credere che una ragazzina di 17 anni che non si sa bene come vive e che viene introdotta a casa sua dal duo Fede Mora possa essere la nipote di uno dei più longevi, fino a pochi giorni fa, leader del mondo. Se così fosse andrebbe di certo scagionato dall’accusa di concussione, ma ci sarebbe da domandarsi se è saggio affidare un paese a un anziano signore 74enne disposto a credere che una procace marocchina disposta a frequentarlo sia la nipote di Mubarak.
Poi forse c’è anche una terza ipotesi: ci ha creduto fino a che Mubarak non è caduto dalle nuvole. Poi, alle strette in quella notte di telefonate, anche se non ci credeva più è stata la prima cosa che gli è venuta in mente per “allertare” il funzionario in Questura. Ma questa è materia processuale. Su altro e diverso piano mettono la storia i “particolari”: il ricordo di Frattini di quella frase: “Mi informerò meglio”, l’interprete che ricorda qualcosa di analogo tirato fuori dagli avvocati del premier…Sono loro a raccontare che Berlusconi ci ha creduto. E allora avremmo uno spezzone di storia politica italiana tutto nuovo: il presidente della Camera Fini fatto fesso dal cognato Tulliani sulla casa di Montecarlo, il presidente del Consiglio dei ministri Berlusconi fatto fesso da un’extra comunitaria minorenne d’assalto e rampante. Ipotesi estreme ma, come diceva Andreotti, pensar male è “peccato”, ma a “pensar male talvolta ci si prende”.