Un vero e proprio avvertimento per tutti: “Se modifichi il testo [approvato dal Senato la legge] non passa più. Secondo me la maggioranza va avanti ugualmente, per forza”. Il Pd promette battaglia alla Camera? Replica di Bossi: “Il Pd prima la raccontava diversamente. E’ venuto il momento della rissa e quindi dice il contrario”.
Ma Bossi in materia non sembra avere dubbi: “Se si intercetta bisogna salvaguardare i cittadini, quindi si alle intercettazioni ma con molta cautela”.
Però a complicare la vita di Bossi e soprattutto di Berlusconi c’è l‘incognita Fini, il cui atteggiamento in materia di intercettazioni non si sa quanto sia dovuto a sincero pentimento o a calcolo politico, ma dal punto di vista degli oppositori alla legge bavaglio il risultato è lo stesso: il disegno di legge sulle intercettazioni potrebbe ancora subire le tanto temute “imboscate” dei finiani alla Camera. Il messaggio lanciato da Fabio Granata, fedele “luogotenente” di Fini a Montecitorio, suona perlomeno sibillino: “Nell’iter del ddl intercettazioni alla Camera non c’é davvero nulla di scontato. I berlusconiani dicono che sicuramente il testo verrà approvato entro luglio senza modifiche? Mi sembra un’ipotesi altamente improbabile…”.
Ora che il testo è approdato a Montecitorio si aprono due tipi di problemi: il primo è quello che riguarda i tempi, il secondo quello del contenuto che in molti puntano ancora a modificare.
Per quanto riguarda il primo aspetto, domani lunedì 14 Gianfranco Fini, presidente della Camera, si incontrerà con il presidente della commissione Giustizia Giulia Bongiorno e con i tecnici di Montecitorio per fare il punto sulla tempistica dell’ esame del provvedimento.
All’ordine del giorno dell’Aula, infatti, ci sono molti altri progetti di legge come, ad esempio, la Carta delle autonomie, il ddl Grecia, il ddl per la cittadinanza, l’omofobia, e soprattutto la manovra economica che tra pochi giorni arriverà alla Camera. E il tempo è quello che è. Il ddl intercettazioni deve ancora essere assegnato alla commissione Giustizia (dovrebbe avvenire in una prossima seduta di Aula) per poi essere inserito in calendario.
Poi c’è la sostanza, i contenuti, e su questo i finiani non sembrano intenzionati a “mollare”.
Secondo Carmelo Briguglio “non siamo all’ultima spiaggia e abbiamo grande attenzione per le ragioni di giornalisti ed editori. Nessuno però deve tirarci per la giacca e dettarci agenda politica e ruolino di marcia”. Sono molte le cose che andrebbero riviste, a cominciare dalla proroga di “tre giorni in tre giorni” concessa per gli ascolti (procedura ritenuta “troppo farraginosa”), fino ad arrivare alla questione dei cosiddetti “reati satellite” (“anche per l’usura andrebbe prevista una procedura più semplice come quella per i reati di mafia”). Poco gradite risultano anche l’autorizzazione data dal Gip collegiale (forse non ricordando, commentano nel Pd, che la misura venne inserita alla Camera per volere della Bongiorno), e “l’impossibilità di fatto di fare le intercettazioni ambientali”.
Le parole di Granata chiudono lapidarie il cerchio dei tormenti di Berlusconi: “Il ddl intercettazioni così come é uscito del Senato non funziona e basta”.