E’ convinto di aver dovuto sopportare di peggio. Però, nell’attesa di trovare un parametro oggettivo per capire se sia più nociva per l’immagine la tenelovela sulla casa di Montecarlo e il falso attentato, oppure il “bunga bunga” e le accuse dalla ex moglie in prima pagina, Silvio Berlusconi sceglie di tenere un basso profilo sulla vicenda che coinvolge il presidente della Camera Gianfranco Fini e i due quotidiani di centrodestra Libero e Il Giornale.
Scrive Francesco Bei su La Repubblica, che l’affondo di Belpietro a Fini, a Berlusconi non è piaciuto più di tanto. Non si tratta di solidarietà o di improvvise remore sulla deontologia del giornalista, si tratta di semplice calcolo politico. Dopo aver vinto il duello del 14 dicembre, infatti, il Cavaliere giudica Fini un leader finito. E saggezza suggerirebbe di lasciarlo là al tappeto evitando di assestare colpi ulteriori che potrebbero rianimarlo e spingerlo a rialzarsi.
La linea Berlusconi sull’affare Fini è stata immediatamente recepita dall’establishment del Pdl. La parola d’ordine dei vari Quagliariello, Cicchitto e Gasparri è tenere la questione “auto attentato” fuori dalla politica. Non è stato esattamente così quando in ballo c’era la casa di Montecarlo, ma la politica vive di momenti. E per Berlusconi, ora, è il momento di lasciare le cose così come sono. Anche perché il primo indesiderato effetto della crociata anti Fini di Belpietro & co è stata quella di rinsaldare l’asse tra Fini e Pierferdinando Casini.
Il leader Udc, nel leggere di escort e falsi attentati, si è precipitato a condannare la “nuova stagione di veleni”, esattamente quello che Berlusconi non vuole. Sia chiaro: il premier non punta a far rientrare l’Udc nel governo, almeno non in questa legislatura. L’idea, piuttosto, è quella di spezzare l’asse tra il cattolico Casini e il laico Fini. Il grimaldello, spiega La Repubblica, potrebbero essere le questioni di bioetica. E non a caso, nei lavori parlamentari, improvvisamente a gennaio fa capolino la discussione sul biotestamento. Questione rovente dopo la vicenda di Eluana Englaro poi improvvisamente più “congelata” di un embrione in uno stato laico e ora ritirata fuori ad arte per spezzare il Terzo Polo. Sul tema, infatti, Fini e Casini sono lontani. I due minimizzano e parlano di “problema strumentale”. In Aula, però, qualcosa si potrebbe spezzare.
Repubblica, quanto ai rapporti tra Berlusconi e Udc, cita un ministro anonimo e parla di un “piano segreto” a scadenza 2012. I due sarebbero già d’accordo, o quasi. Casini non entra nel governo ma lo “tiene in vita” con voti strategici al momento giusto. Obiettivo: tirare a campare fino al 2012. Poi Berlusconi al Quirinale e Casini a Palazzo Chigi. Con Fini ricondotto a più miti consigli a suon di legnate. E la sinistra? Opposizione permanente. Sembra fantapolitica e probabilmente lo è. Ma Repubblica nel citare il ministro usa le virgolette. E, in tempi come questi, non si può mai sapere.