Per il vicecapogruppo del Pdl alla Camera Italo Bocchino le riforme sono partite «con il piede sbagliato». Il giudizio negativo viene da un’intervista al quotidiano La Repubblica in cui Bocchino spiega: «Quando ci si trova di fronte a una grande impresa il rischio principale è la falsa partenza, e in questo dibattito si è partiti con problemi di metodo e di merito».
Secondo il vicecapogruppo Pdl «pensare che la terza Repubblica possa nascere dalla bozza portata da Calderoli a una cena di Arcore, tra un brindisi per l’amico Cota, per la ‘trotà Renzo Bossi e una canzone francese, esula un pò dai presupposti di un serio dibattito sulle riforme».
Bocchino ha sottolineato che «un metodo serio dovrebbe prevedere approfondimento nei gruppi Pdl e Lega, formulazione di un testo, benedizione da parte di Berlusconi, Fini e Bossi, un giro di cortesia al Quirinale, quindi la presentazione del progetto alle Camere. Possibilmente per iniziativa parlamentare, non del governo come si vorrebbe fare, minando alla base la convergenza dell’opposizione».
Quanto al merito, Bocchino giudica «la bozza Calderoli è interessante. Il problema è il sistema elettorale. Un semipresidenzialismo con turno unico – ribadisce – sarebbe non alla francese, ma alla sudamericana, di quelli ritagliati su misura del leader».
Su Vittorio Feltri, che sabato 10 aprile ha accusato Fini di volere il doppio turno per liberarsi di Berlusconi, «è vero l’esatto contrario. Con il turno unico Casini da una parte e Di Pietro dall’altra sarebbero determinanti. Solo il doppio turno garantisce il successo della strategia berlusconiana e del bipolarismo». Bocchino parla di «attacco violento e ingeneroso da parte del Giornale e di alcuni esponenti vicini al premier. Fini è l’unico che non ha mai lasciato Berlusconi nei momenti di difficoltà; ha votato tutte le leggi su giustizia ed emittenza, a volte non condividendole. Tanta lealtà meriterebbe diverso atteggiamento».
L’esponente del Pdl commenta infine l’attacco di sabato alla magistratura e alla Consulta da parte del premier: «Una riforma della giustizia è necessaria, anche se – afferma – da un nostro sondaggio risulta che solo il 6% degli italiani è interessato, ma non deve essere punitiva verso la magistratura. Della Consulta non condivido molte decisioni – aggiunge – ma è un organo di garanzia, va rispettato».
