”E’ arrivato il momento di deporre realmente i personalismi, che mai hanno a che fare con il bene comune, e di mettere in campo un supplemento di reciproca lealtà e una dose massiccia di buon senso per raggiungere il risultato non di individui, gruppi o categorie, ma del Paese”. ”Il contegno è indivisibile dal ruolo: quando si ha responsabilità di parola pubblica si può essere penetranti senza sfiorare il sopruso o scivolare nella contesa violenta”. E fa ”malinconia l’illusione di risultare spiritosi o più ‘incisivi’ quando a patire le conseguenze è tutto un costume generale”. Il presidente del vescovi italiani si è appellato così ad un linguaggio politico che deve essere ”confacente a civiltà ed educazione”.
La cristianofobia nel mondo. ”L’intolleranza religiosa” ha assunto ”la forma della cristianofobia. Vorremmo sperare che il mondo libero ed evoluto non continui a sottovalutare questa emergenza, ritenendola in fondo marginale o irrivelante”: con queste parole Bagnasco ha ricordato le “vere e proprie persecuzioni” subite dai cristiani ”nelle zone particolarmente critiche” del pianeta. A loro, ”in questo tempo non è risparmiato il martirio”, come è stato per il vescovo Luigi Padovese, recentemente assassinato in Turchia.
Il presidente della Cei ha poi menzionato la vicenda degli otto medici occidentali, caduti in Afghanistan in ”un’imboscata” dei talebani. ”Fatti passare dapprima come spie, sono stati accusati poi di proselitismo, quando avevano semplicemente tra le loro cose la Bibbia”, ha spiegato il porporato, evidenziando che, nel mondo, ”ci sono Paesi come l’Italia che si stanno attivando affinché dagli organismi internazionali venga messo definitivamente al bando questo genere di intollerabili discriminazioni”.
La scuola. “Il problema dei cosiddetti precari andrà risolto su vie di giustizia e solidarietà, prendendo tutti coscienza che meditate regole di sistema devono nel futuro impedire il riprodursi di situazioni problematiche e dolorose”. ”La dignità della scuola-istituzione va salvata”,ha sottolineato più in generale il presidente della Conferenza Episcopale Italiana, ricordando che ”non mancano per l’università e le scuole superiori novità importanti che meriterà sperimentare”.
Tuttavia, appare ”decisiva una concorde insistenza sulla qualità della scuola, attorno a cui preparazione personale dei docenti, riconoscimento della specifica professionalità, sistema di valutazione e adeguate risorse convergono quali fattori interdipendenti”. La Cei ha unito così la propria voce ”a quella dei vescovi che già si sono rivolti ai diversi attori scolastici augurando una stagione fervida di impegno, in modo che i risultati superino i problemi”.
Il tricolore italiano. ”Il Tricolore è ben radicato nel cuore del nostro popolo”, e ”federalismo e sussidiarietà” devono andare insieme a ”sviluppo e unità nazionale”. Le celebrazioni per l’Unità d’Italia – ha detto Bagnasco – ci rendono ancora più persuasi che l’unità politica e istituzionale include un’unità interiore e spirituale che merita di essere perseguita come contributo vitale offerto a tutto il Paese”. E ”il rinforzato profilo istituzionale assegnato a ‘Roma Capitale’ non può certo eludere la domanda di esemplarità, inclusiva di una vocazione unica rispetto alla coscienza del mondo”.
Malasanità e morti sul lavoro. ”Trovare la morte per negligenza o inadeguatezza là dove si va per nascere o ricevere cure, è uno spregio intollerabile”, ha detto il presidente della Cei, ricordando che ”diversi sono stati gli episodi dolorosi in ambito sanitario, con vittime innocenti e famigli disperate”. Uno ”spregio non tollerabile” che ”offusca la dedizione di tanti professionisti”.
Un passaggio, quello sulla sanità, che il presidente dei Vescovi italiani associa al tema delle morti sul lavoro. ”I dati sono in via di diminuzione ma ogni singolo caso è di troppo, insopportabile per la coscienza del paese”, sottolinea puntando il dito sui ”subappalti”, E’ ”in particolare” in questo segmento che – spiega – ”va condotta la disanima in grado di condurre definitivamente fuori dall’emergenza”.
Banche e imprese. Un appello anche al settore bancario e imprenditoriale. ‘‘Alle banche presenti sul nostro territorio sentiamo di dover chiedere che, anche sfidando un apparente paradosso, adottino criteri del massimo favore razionalmente possibile nel valutare le richieste di finanziamento avanzate dalle imprese”,-ha chiesto Bagnasco, che ha sottolineato come ”l’impatto sociale della crisi, per come si sta evolvendo, dipende ora in buona misura da un più sensibile interessamento” degli istituti di credito.
La crisi e il lusso. Sul fronte del lavoro il presidente della Cei auspica poi che ”il diritto dei lavoratori disoccupati, in mobilità o licenziati, sia tenuto nel debito conto e il loro potenziale possa essere presto reintegrato. La disponibilità delle parti a dialogare costruttivamente esiste e non mancano, in questo campo, segnali concreti: è fondamentale che, nel frattempo, non siano ritirati dallo stato gli ammortizzatori sociali”. E, ancora: ”deve stare a cuore a tutti il destino dei giovani”. Bagnasco ha rilevato poi, più in generale, che ”talune fasce della popolazione sembra non essere state toccate dalla crisi”. Da ”queste è ragionevole attendersi standard di vita consoni alla condizione generale” e – sottolinea – ”una sensibilità verso le indubbie esigenze di solidarieta”’.