L’altro contendente, il “divo” Giulio Tremonti, ha tutt’altro profilo ma, come Montezemolo, per coltivare sogni di gloria, deve agire sottotraccia. Non fa mistero di considerarsi il successore “naturale” di Berlusconi e ha buoni motivi per pensarlo. L’ultimo scorcio di legislatura l’ha visto protagonista assoluto della scena politica italiana. Ha licenziato una manovra finanziaria impopolare ma necessaria che porta in primo luogo la sua firma, il suo pensiero.
Fa ombra addirittura al Re Sole Berlusconi, a cui andava bene defilarsi da un provvedimento lacrime e sangue fino a quando non ha intuito che quello sotto sotto gli stava sfilando la leadership. In fondo chi è il vero collante governativo, oltre il potere, beninteso? E’ Bossi, che con Tremonti ha stretto un patto di ferro. L’ex commercialista di Sondrio ha una smisurata considerazione di sè e questo può essere anche un vantaggio. Conosce la macchina organizzativa del governo, tiene le chiavi della cassa, al Tesoro è un monarca assoluto.
Ormai parla come un filosofo della storia che di passaggio deve reggere le sorti economiche di un grande paese, pur disprezzando pubblicamente gli economisti di professione. Presso almeno due grandi giornali vanta un credito fino a qualche anno fa insperato. Corriere della Sera e Sole 24 Ore ne hanno “scoperto” l’alta dottrina e spesso sembrano pendere dalle sue labbra. Forse perchè considererebbero il passaggio di consegne da Berlusconi a Tremonti poco traumatico, più morbido e digeribile.
Tremonti ha una sola bestia nera, un personaggio che non vuole neanche nominare: Mario Draghi, il governatore della Banca d’Italia. Nell’intervista a Massimo Giannini, di Repubblica, l’orrore di Tremonti per Draghi traspare in tutta la sua cupezza, aumentato dal fatto che alla famosa cena a casa di Bruno Vespa, con Berlusconi e Pierferdinando Casini, Draghi era stato invitato e Tremonti no.
Però è strano che il Financial Times non ne parli come di un possibile rivale della coppia Tremonti-Montezemolo. Per Tremonti il rigore nei conti è un suo appannaggio culturale, l’ha inventato lui, Draghi non è nessuno, se non un burocrate che usurpa un potere che nessun passaggio elettorale gli ha conferito. Vede dietro di lui i “poteri forti”, immarcescibile paranoia che evoca tutto per non dire niente.
Fantapolitica o scenari plausibili? Lo dirà il tempo, forse qualche nuova scabrosa intercettazione. Nel frattempo Berlusconi governa, il suo potere è intatto e la sua maggioranza, occorre ricordarlo, è la più ampia degli ultimi decenni.
