NAPOLI – “Cinque giorni, cinque giorni – si sfoga il neo sindaco De Magistris – Io avevo detto che ne bastavano quattro. Poi ci siamo tenuti larghi. Ma se ci sono i boicottaggi come si fa? Ci hanno anche rotto un compattatore”. “Col senno di poi – riflette Sodano, vicesindaco e assessore competente per i rifiuti – non dico che siamo pentiti, ma averlo detto ha scatenato il tentativo dei malintenzionati di far fallire il piano. Ma ora basta, dobbiamo renderci più autonomi possibile”. Il piano era ripulire Napoli in cinque giorni. Ma i cinque giorni in questione stanno per scadere, questione di ore, e insieme alla loro scadenza De Magistris incasserà il suo primo fallimento, la sua prima promessa non mantenuta. Certo, la questione rifiuti è complessa, tutti quelli che si sono esibiti in promesse sul tema hanno collezionato brutte figure, ma per il neo sindaco non mantenere la tanto celebrata promessa dei cinque giorni non è di sicuro un buon avvio di mandato. Il primo giorno d’estate a Napoli ha l’odore, anzi la puzza, di 2360 tonnellate di rifiuti in strada.
Che la situazione si stesse complicando e che il termine dei cinque giorni stesse sfumando De Magistris lo ha capito ieri (lunedì 20 giugno), al rientro da Catanzaro dove domenica aveva festeggiato il suo compleanno. “Chiamate il Prefetto. Non ci muoviamo da qui finché la situazione non è risolta”, ha sbottato il sindaco, “non mi allontanerò senza aver avuto la certezza che gli impegni presi nei giorni scorsi vengano rispettati da tutti”. Le colpe non sono del Comune, “ci stanno sabotando” ha detto De Megistris. Vero o meno che sia però una colpa al Comune è imputabile, quella di aver preso con i cittadini un impegno che sembra non essere in grado di mantenere.
“La soluzione – ricorda il sindaco – era stata trovata grazie ad un accordo fra Prefettura, Regione, Provincia e Comune. Avrebbe consentito di liberare Napoli dai rifiuti in 5 giorni, prevedendo anche la realizzazione di un sito di trasferenza nella stessa città. Questa soluzione purtroppo sta naufragando e non per responsabilità del Comune di Napoli. L’accordo c’era. Poi nessuno può mettere in preventivo che arrivino atti illegittimi da parte delle istituzioni”. Imputato numero uno, il sindaco di Caivano: la cittadina a nord di Napoli era destinataria di uno dei siti decisi nel piano. Il sindaco Antonio Falco l’ha chiuso. La Provincia ha dovuto cedere, quella ordinanza è contestabile solo davanti al Tar. Caivano resta chiusa e buonanotte ai cinque giorni. E se non bastasse la politica a mettere i bastoni tra le ruote del sindaco ci si sono messi anche i lavoratori. Nella notte la raccolta aveva rallentato notevolmente per la protesta dei dipendenti della ditta che serve proprio il centro storico. Non erano arrivati gli straordinari e dai depositi erano usciti meno della metà dei mezzi. Anche di questo bisogna parlare col prefetto: “Lo so. A rendere impossibile l’obiettivo stabilito ci sono anche fatti inquietanti che hanno impedito la raccolta dei rifiuti e che sono stati già segnalati alle forze dell’ordine”. Intimidazioni agli autisti, anche a quelli che andavano a lavorare. “É stata disposta una vigilanza – dice il sindaco – da parte delle forze dell’ordine verso i mezzi di raccolta della spazzatura. La verità è che questa amministrazione sta rimuovendo “incrostazioni” ventennali determinando risposte di sabotaggio”.
“La situazione è drammatica – dice De Magistris – ma siamo determinati ad operare senza alcun tentennamento. Per questo sono stati rinviati tutti gli appuntamenti che mi avrebbero costretto a lasciare Napoli”. E in serata, intervenendo da Gad Lerner su La7, ha detto: “Noi abbiamo già deliberato un aumento della differenziata, dal primo luglio ci sarà una campagna pubblicitaria in città, ma ora bisogna risolvere questa situazione, e c’è una legge regionale che dà poteri a Regione e Provincia”, cercando di mettere all’angolo gli altri due palazzi del potere campano: provincia e regione. E mentre il presidente della Regione Stefano Caldoro invoca lo stato di emergenza dal governo e quello delle Provincia Luigi Cesaro, stoppato dai Comuni, si chiede se “non sia il caso di cambiare registro”, il tempo di de Magistris si dilata: “Siano convinti che possiamo farcela – aggiunge a Lerner – nei prossimi giorni, nelle prossime settimane”. E tanti saluti ai cinque giorni.