ROMA – Dopo il successo di Virginia Raggi a Roma ma soprattutto il colpaccio di Chiara Appendino a Torino i Cinque Stelle sognano ad occhi aperti: “Ora vogliamo il governo“, dice Beppe Grillo salutando i giornalisti lasciati alla porta al Teatro Flaiano, dove si festeggiano le vittorie M5s, non solo di Raggi e Appendino ma pure degli altri 17 neo sindaci pentastellati usciti dal voto delle amministrative. E’ il momento della festa, ma con la consapevolezza che non si può e non si deve abbassare la guardia. Ad esprimere la solita ansia del complotto, tipicamente grillina, è lo stesso comico genovese: “A Roma ci faranno i dispetti – afferma – Molleranno la spazzatura in mezzo alla strada per dire: Avete visto come avete ridotto Roma”. E lancia un avvertimento: “Se arriveranno gli avvisi di garanzia, se i dirigenti ostacoleranno il sindaco, queste manovre si ritorceranno contro di loro”.
Impossibile non sentire risuonare le parole grottesche di Paola Taverna, quando se ne uscì con la teoria del complotto ai danni dei Cinque Stelle proprio in vista delle Comunali a Roma: “Diciamocelo chiaramente, questi stanno mettendo in campo dei nomi perché non voglio vincere Roma, si sono già fatti i loro conti”. Cioè perdere, non solo per mettere alla prova i grillini ma addirittura ostacolarli: “A livello economico – diceva ancora Taverna – Roma dipende da stanziamenti regionali e stanziamenti statali, ora vogliono metterci il Cinque Stelle, per togliergli i fondi e fargli fare brutta figura”.
Intanto però Grillo ci tiene a precisare quanto già ratificato dal premier Matteo Renzi: “Questo non è un voto di protesta, ma di cambiamento”. La consapevolezza è che “vincere Roma significa accreditarsi come forza di governo”. Annota il quotidiano la Stampa:
“Diciotto mesi separano le amministrative dalle elezioni politiche, forse anche meno se Matteo Renzi dovesse perdere il referendum di ottobre sulla riforma costituzionale. “In questi mesi dobbiamo dimostrare di saper amministrare le grandi città e sappiamo già che avremo tutti contro. Hanno paura che andiamo al governo”, diceva appena quattro giorni fa un componente del Direttorio durante una delle ultime riunioni pre voto”.
Nella piccola sala al centro di Roma, a due passi dal Pantheon e da palazzo Grazioli, un tempo sede delle lunghe riunioni notturne del Pdl a casa di Silvio Berlusconi, però la politica per una volta passa in secondo piano. “Oggi festeggiamo, ma da domani ci mettiamo subito al lavoro. C’è tanto da fare”. Ci sono tutti i big del partito: Beppe Grillo, Davide Casaleggio, Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista, Roberto Fico e ovviamente la Raggi che arriva ultima accolta dal coro “sindaco di Roma, sindaco di Roma”. E’ una esplosione di sorrisi, pacche sulle spalle, incoraggiamenti.
Il comico genovese anima la festa. Alla fine canta, suona, fa il suo show per tutti i suoi “ragazzi”. Nella penombra del locale si scorgono le facce stravolte dalla gioia e della stanchezza dei membri del direttorio. Una band suona sul palco mentre si chiacchiera nella sala. C’è anche Davide Casaleggio: per lui è una sorta di battesimo. Evita flash e telecamere. Nel teatro saluti ai parlamentari. Alcuni li incontra per la prima volta. L’indomani mattina in un’intervista al Corriere promette: “Non intendo candidarmi, né fare politica in prima persona. Intendo occuparmi dello sviluppo delle applicazioni di democrazia diretta del Movimento 5 stelle in rete affinché tutti i cittadini possano fare politica”.
La Raggi, riporta ancora il quotidiano la Stampa, ora sarà sorvegliata speciale
Raggi sarà blindata, seguita passo dopo passo dalla Casaleggio per ammorbidirne le spigolature in vista del conflitto che si innescherà con il Pd alla prima occasione. Grillo teme i dispetti, o forse mette le mani avanti: «Molleranno la spazzatura in mezzo alla strada per dire: “Avete visto come avete ridotto Roma”». La città sarà sotto i riflettori per vedere se l’esperimento di governo sia replicabile o meno. «Virginia dovrà migliorare le capacità di mediazione ed essere subito incisiva» spiegano dallo staff. Intanto però il successo di Roma ma soprattutto il colpaccio di Torino iniettano fiducia nelle vene dei Cinque Stelle. All’orizzonte c’è sempre Palazzo Chigi, con Di Maio che studia da premier. Da qui alle elezioni politiche i mesi saranno sempre meno. Con la variabile del referendum costituzionale che decreterà anche l’anno del voto: 2017 o 2018. Ieri si è parlato molto della campagna referendaria. E della grande occasione dell’Italicum che riproporrebbe su scala nazionale il voto della grandi città e l’effetto ballottaggio favorevole ai grillini. I Cinque Stelle guidati da Di Maio e Di Battista – quest’ultimo sempre più nel ruolo di trascina folle al posto di Grillo – pensano però sia arrivato il momento di affiancare il fronte del no, per «usare la debolezza di Renzi e andare al voto anticipato». Sfruttare il vento buono, insomma e il tramonto di una certa idea di renzismo.
Prossimi obiettivi?
La prima Regione a 5 Stelle, e credono fortemente sia la Sicilia dove si voterà nell’autunno 2017. E un’altra grande città, Genova, importante per Grillo perché casa sua. Non a caso ieri il comico era accompagnato dall’ex candidata alla Regione Alice Salvatore. Si è ragionato su quella formula, di «candidati validi e competenti, citata sul blog. Raggi e Appendino si erano fatte le ossa in Comune, reduci entrambi di una consiliatura. «Esperienza» sarà il nuovo messaggio agli elettori del M5S rivisitato con l’abito stirato di Di Maio e i toni pacati di Casaleggio jr.