Gianfranco Micciché lo aveva definito “volgare e fascista”, e il ministro della Difesa Ignazio La Russa ha risposto che lo ha fatto per “rimanere sui giornali”. La Russa non ha lesinato critiche al deputato siciliano: ”In Sicilia è fuori dal governo che sta allestendo Lombardo, poi ha rotto con il suo caro amico Cuffaro, ha litigato con il locale Pdl lealista e pure con i finiani”. Micciché nel frattempo si era scusato, ma La Russa è andato dritto per la sua strada: “Tra i leader siciliani, è l’unico rimasto a bocca asciutta”. D’altronde il ministro è uno che fa fatica a contenere le proprie reazioni: nell’ottobre del 2009, criticato per strada a New York, diede del “pedofilo” a un contestatore italiano, dopo avergli fatto la linguaccia.
Intervistato dal Corriere della Sera, La Russa ha detto che dietro le parole di Micciché ”c’è una strategia militare che si chiama ‘falso scopo’: in pratica tu hai un obiettivo preciso ma fingi, per distrarre l’avversario, di attaccarne un altro”. Oppure, ha detto il ministro, “magari Micciché ha necessità di restare sui giornali con una certa ambiguità”.
La Russa ha fatto sapere di aver accettato le scuse di Micciché arrivate a stretto giro dalla pubblicazione delle sue dichiarazioni, ”solo perché me l’ha insegnato mio padre”. La Russa ha detto che ”per non rispondere” per le rime si è dovuto “mordere la lingua”.
Del resto, ha osservato La Russa, ”un anno fa lo difesi: in fondo, tra i leader siciliani del partito era l’unico rimasto a bocca asciutta, visto che poi Renato Schifani era diventato presidente del Senato e Angelino Alfano ministro della Giustizia”. Infine La Russa ha affermato di non credere che il partito di Micciché possa portare via voti al Pdl e e si dimostra perplesso sulla stessa nascita del partito del popolo del Sud, annunciata dal sottosegretario.