ROMA – Non sono neanche le otto del mattino e un sms mi sveglia con il suo bip-bip. E’ un messaggio circolare, un anellino di una catena di Sant’Antonio “democratica”. Dice, più o meno: “Occorre organizzare una contro manifestazione il 13 febbraio a Milano, per il decoro, la legalità e la rispettabilità internazionale dell’Italia”. Una contro manifestazione contro chi e cosa? Alle otto meno qualcosa del mattino sono in ritardo con l’ultima puntata della guerra civile fredda ingaggiata nel nostro paese, infatti ancora non so che Berlusconi ha chiamato la piazza a manifestare per lui contro la Procura di Milano. Il 13 febbraio, appunto: il leader in Piazza Duomo e la sua gente contro i giudici. Andranno poi anche in corteo sotto la Procura e Palazzo di Giustizia? Nella confusione creativa del mezzo e improvviso risveglio mi viene in mente una delle cose scritte più amaramente divertenti degli ultimi giorni, una frasetta di “Jena” su La Stampa: “Guai grossi per lo zio di Ruby”. Sì, Mubarak l’egiziano che oggi affronta la protesta popolare e vede in pericolo il suo regime. Guai grossi per i regimi autoritari del lato sud del Mediterraneo, regimi appena travestiti da democrazia, travestimento che non regge più. E lo collego con la battuta “scherzosa” che ieri circolava in Parlamento: “Se Mubarak deve scappare, non avrà problemi a venire in Italia, basta che dica alla frontiera: sono lo zio di Ruby”. Qui da noi infatti siamo in una democrazia normale, quella in cui il capo del governo convoca e guida la protesta di piazza contro la magistratura. Come se a convocare e guidare una protesta di piazza dei tifosi contro gli arbitri sia il presidente della Lega Calcio. Sarà dunque manifestazione e contro manifestazione: il 13 febbraio a Milano “ok corral della piazza”.
Appena il giorno prima era stato bullismo e teppismo a Palazzo. Bullismo istituzionale l’idea degli uomini di Fini di denunciare per “abuso di ufficio” il ministro degli Esteri Frattini. Denunciarlo al Tribunale dei ministri perchè, “fattorino di Berlusconi”, è andato in Senato a sventolare le carte che sono arrivate da Santa Lucia, le carte che dicono che Tulliani cognato è il “beneficiario”, cioè il proprietario della casa di Montecarlo. Proprietario che si è travestito da affittuario per farsela vendere da An a prezzo scontato. Bullismo istituzionale perchè denunciare serve a nulla tranne che a terremotare quel che resta dell’istituzione governo. Bullismo anche nelle motivazioni: quella denuncia altro non è che un gridare: “Dovevi star zitto”. Poi leggi e apprendi: Frattini quelle carte non le ha avute, le ha chieste, come si legge nelle prime righe: “Rispondendo a una vostra sollecitazione…”. Le ha chieste, se le è tenute in tasca per un mese. Nel frattempo è stato cercato e trovato un senatore che facesse apposita “interrogazione” e desse così il pretesto a Frattini di rispondere in Senato. E leggi e apprendi che quelle carte sono la fotocopia delle carte di prima: sollecitato il governo di Santa Lucia fa sapere che, secondo lui, la casa è di Tulliani. Ma la prova nelle carte non c’è. E allora apprendi che il ministro degli Esteri, bersaglio del bullismo di Fli, si è fatto postino e megafono di una carta che strilla ma non “canta”. Che il presidente del Senato Schifani ha trovato, guarda caso, uno spazio per far rispondere in aula a una su 1800 interrogazioni pendenti. Una, proprio quella. Si moltiplica così il numero dei “bulli a Palazzo”.
Al teppismo istituzionale ci stiamo abituando e se ne faccia una ragione Napolitano che se ne preoccupa e lamenta. Il presidente della Camera serenamente comunica al paese che o il capo del governo distruggerà lui o viceversa. Il capo del governo chiama i suoi all’offensiva finale e “distruttiva” verso il potere giudiziario. I partiti denunciano i ministri, i ministri usano il Parlamento per far fuori il presidente della Camera. Il presidente del Senato fa da sponda “neutrale” all’assalto. Mi ricordo che il 13 febbraio è il mio compleanno, non c’entra nulla ma la coincidenza mi intriga: quasi quasi quel giorno a Milano ci vado, a vedere quello che Federico Geremicca su La Stampa chiama: “Il crepuscolo terribile…forse perfino più terribile di quello che accompagnò il crollo di Bettino Craxi, di Arnaldo Forlani e della mai rimpianta Prima Repubblica”. Proprio sicuri che non valga un rimpianto? Forse no e forse sì, di sicuro non staremo scarsi a rimorsi.