
KABUL, AFGHANISTAN – La morte di Osama bin Laden ha indotto alcuni analisti a ritenere che l’alleanza tra Al Qaeda e i talebani avrà termine, aumentando così le possibilità di una soluzione negoziata del conflitto in Afghanistan, giacchè gli Stati Uniti insistono nell’affermare che se i ribelli vogliono la pace devono rompere i loro rapporti con l’organizzazione terroristica.
Il fondamento della loro alleanza, rileva The Huffington Post, risiede nella lunga amicizia con il solitario leader dei talebani, Mullah Mohammed Omar, che potrebbe ora ritenere più vantaggioso staccarsi da Al Qaeda e negoziare una soluzione pacifica della guerra. E’ quello che pensa Waheed Muzhda, un analista residente a Kabul e funzionario del ministro degli Esteri durante il regime dei talebani rovesciato nel 2001. Ma Zabiullah Mujahid, portavoce dei talebani in Afghanistan, non ha voluto esprimere commenti su questa possibilità affermando che ”è ancora troppo presto”.
D’altra parte, analisti in contatto con i funzionari americani che stanno cercando di reperire i modi ed i tempi per la pace, ritengono che la morte di bin Laden aumenti l’impulso verso la soluzione politica di una guerra che dura ormai da dieci anni. Il presidente afghano Hamid Karzai e l’amministrazione del presidente Barak Obama hanno ripetutamente messo in chiaro che negozieranno con qualsiasi membro dei talebani che riconosca la costituzione afghana, rinunci alla violenza e tagli i rapporti con Al Qaeda. A quanto se ne sa contatti informali con alti esponenti talebani si sono svolti negli ultimi mesi, anche se non è in corso alcun formale negoziato di pace.
Un argomento che viene citato riguardo alla possibile rottura tra talebani e Al Qaeda è che i due movimenti hanno obiettivi diversi. Infatti, mentre Al Qaeda è concentrata su una jihad globale contro l’Occidente e la fondazione di un super-stato religioso nel mondo musulmano, i talebani combattono pressochè esclusivamente per il loro Paese e non hanno quasi mai mostrato interesse in attacchi contro obiettivi al di fuori dell’Afghanistan. Si rileva in proposito che l’esplosione dell’auto-bomba a Times Square nel maggio del 2010 è stata attribuita a talebani pakistani, un gruppo autonomo rispetto a quelli afghani.
Per i talebani afghani, il rovescio della medaglia di un eventuale rottura, rileva un funzionario di intelligence occidentale, è che dovrebbero rinunciare a finanziamenti che tramite Al Qaeda gli provengono dall’Arabia Saudita, dallo Yemen, dagli Emirati Arabi Uniti, dalla Giordania e dalla Siria. Inoltre Al Qaida fornisce ai talebani assistenza tecnica di natura bellica, per esempio come maneggiare gli esplosivi, e gli aiuta con le coltivazioni di oppio in Afghanistan, una delle loro principali fonti di guadagno. In cambio, i talebani aiutano Al Qaeda a penetrare in Afghanistan.
Il dibattito interno ai talebani su Al Qaeda, secondo fonti di intelligence, potrebbe essere influenzato da altri fattori. Mentre bin Laden aveva contatti personali con i capi ribelli, l’uomo che dovrebbe succedergli, l’egiziano Ayman al-Zawahri, è un personaggio assai meno carismatico e unificante. Inoltre, i capi talebani sanno che ora gli Stati Uniti possono dargli la caccia in Pakistan anche se non ne è informato il governo afghano ed i suoi servizi segreti nei quali Washington ha praticamente perso ormai ogni fiducia.
In ogni caso, gli analisti possono solo fare congetture sull intenzioni dei talebani, considerata la segretezza che circonda il loro consiglio di governo, chiamato Quetta Shura. ”La morte di bin Laden potrebbe indurli a rompere con Al Qaeda”, dice Brian Katulis, analista al Center for American Progress di Washington, ”e credo che la chiave di volta siano i segnali che Quetta Shura riceve dai servizi segreti pakistani”.
C’è anche chi nell’ipotetica rottura crede poco, come Michael Wahid Hanna, analista alla Century Foundation di New York. ”Non ha senso per i talebani deporre le armi senza avere fondamentali contropartite dall’altra parte”, afferma, ”e alcuni capi talebani con cui ho parlato dicono che fino a quando i combattimenti aumenteranno collaboreranno con qualsiasi altra forza in grado di assisterli nella loro lotta contro la coalizione guidata dagli Stati Uniti”.
Aggiunge infine Seth Jones, esperto politico alla Rand Corp., ex-consulente del comandante delle forze speciali in Afghanistan: ”Per i talebani rompere le relazioni con Al Qaeda significherebbe prostrarsi davanti agli americani. E non vedo come potrebbero accettare una cosa simile”.
