Berlusconi sorride, Gheddafi promette e l’asse Roma-Tripoli si rafforza. Se il Trattato d’amicizia con la Libia compie due anni, bisogna ammettere che il colonnello Muammar Gheddafi ha mantenuto le sue promesse.
“Una via preferenziale negli affari con noi” diceva la propaganda dell’ex cane pazzo che intimoriva gli Usa di Ronald Reagan. A guardare i numeri però gli affari vanno bene tra i due Paesi: il business di petrolio, banche, autostrade e hotel vale 40 miliardi
Da copione, l’Italia garantisce 5 miliardi in 20 anni alla Libia e Tripoli blocca gli immigrati verso le coste siciliane. Così è andata per il trattato Poi però ci sono i soldi e gli accordi economici. “Gli affari diretti tra i due sono pochissimi. Anzi, solo uno: Fininvest e Lafitrade, uno dei bracci finanziari di Gheddafi, hanno entrambe una quota in Quinta Communications, la società di produzione cinematografica di Tarak Ben Ammar, l’imprenditore franco-tunisino tra i principali fautori dell’asse Arcore-Tripoli”, scrive Repubblica.
L’Eni è partner ed è pronto a investire ancora nelle terre del colonnello. Questo per il capitolo petrolio, come ha chiarito l’amministratore delegato Paolo Scaroni. Poi c’è il capitolo banche. Gheddafi ha fatto la sua scalata con Unicredit, ora è il primo azionista con una quota vicina al 7% (valore quasi 2,5 miliardi). Ma si fa spazio anche a Piazza Affari: controlla il 7,5% nella Juventus e rappresenra il quinto singolo investitore per dimensioni.
Poi ci sono Telecom, Terna, Finmeccanica, Impregilo e Generali. In tutti questi affari c’è un progetto a lungo termini, scrive Ettore Livini: “Il Biscione ha già piazzato le sue pedine negli snodi chiave: Fininvest e Mediolanum hanno il 5,5% di Mediobanca, crocevia di tutta la galassia. Tra i soci di Piazzetta Cuccia – con un pool di azionisti francesi accreditati del 10-15% – c’è il fido Ben Ammar. E gli ultimi due tasselli sono andati a posto in questi mesi. Lo sbarco di Tripoli a Piazza Cordusio, primo azionista di Mediobanca, stringe la tenaglia dall’alto. E a chiuderla dal basso ci pensa Cesare Geronzi, presidente delle Generali i cui ottimi rapporti con il Colonnello (e con il premier) – se mai ce ne fosse stato bisogno – sono stati confermati dalla difesa d’ufficio di entrambi al Meeting di Rimini”.
Ultimo, ma non secondario, il settore strade. Ansaldo Sts e Finmeccanica, rispettivamente per ferrovie ed elicotteri sono in prima linea: in progetto c’è la nuova autostrada libica da 1.700 chilometri per 2,3 miliardi di valore.
