La liberazione del premio Nobel per la Pace e capo dell’opposizione birmana Aung San Suu Kyi continua ad essere festeggiata nell’intero Paese ma non tutti sono sicuri delle vere intenzioni della giunta militare di Rangoon.
I timori che serpegiano tra analisti e funzionari del suo partito, la Lega Nazionale per la Democrazia (NLD), sono che i generali costruiscano un pretesto per arrestarla o metterla ai domiciliari di nuovo. E’ già successo.
Suu Kyi, figlia del padre dell’indipendenza birmana, è stata rilasciata sabato dopo una detenzione settennale, ma molti temono che la sua libertà potrebbe avere vita breve se la giunta, preoccupata per la rinascita dell’opposizione, decidesse di usare i suoi poteri, praticamente senza limiti.
”Sono molto preoccupato per la sua sicurezza, ha detto alla Reuters il tassista di Rangoon Soe Myint. ”Se le capita qualcosa, ad essere responsabile sarebbe la dittatura militare”, ha aggiunto, riferendosi ai generali che hanno governato col pugno di ferro la Birmania, ex-colonia britannica, per 48 anni.
In un paese dove la diffidenza verso i militari è profonda, sostenitori di Suu Kyi hanno ben ragione di essere preoccupati per la sua sicurezza e incolumità . Del resto, liberazioni e nuovi arresti sono già accaduti.
Nel maggio del 2003, terminati gli arresti domiciliari, le auto che accompagnavano Suu Kyi in un giro elettorale delle province sono state attaccate da sicari della giunta nella città di Depayin. Immediatamente i militari l’hanno rimessa agli arresti domiciliari chiamandoli ”custodia protettiva”.
Suu Kyi ha trascorso 15 degli ultimi 21 anni in varie forme di detenzione a causa della sua lotta contro la giunta militare, ed è noto a tutti che questa la considera il maggior pericolo al suo potere.
”Nessuno ha dimenticato quanto accaduto a Depayin”, ha detto Hla Thein, un insegnante in pensione, e quel voltafaccia della giunta ancora ci perseguita”.
Ha proseguito: ”Dubito onestamente che dopo la liberazione di Suu Kyi possano avvenire dei cambiamenti sul piano politico. Piuttosto, siamo tutti preoccupati per qul che potrebbe accaderle”.
Suu Kyi è stata liberata e riarrestata due volte da quando fu detenuta la prima volta nel luglio del 1989 con l’accusa di ”costituire una minaccia per lo stato”.