WASHINGTON – Vladimir Putin è corrotto. L’accusa questa volta viene direttamente dalla Casa Bianca dopo il duro giudizio espresso nei giorni scorsi dal dirigente del Tesoro Usa, Adam Szubin, secondo il quale gli Stati Uniti sarebbero al corrente da anni dei suoi presunti loschi affari. A far spirare nuovi venti di guerra fredda sono state le parole di Josh Earnest, il portavoce della Casa Bianca, che rispondendo a un cronista della Bbc in merito alle parole di Szubin ha detto: “Riflettono al meglio la visione dell’amministrazione”.
Un duro colpo all’immagine di Putin dopo l’ipotesi formulata dalla pubblica accusa britannica che il leader russo abbia “probabilmente” approvato l’uccisione dell’ex spia del Kgb Alexander Litvinenko. Mai prima l’amministrazione Obama era stata così esplicita nel puntare il dito direttamente contro il presidente russo e il suo presunto tesoro segreto, valutato nel 2007 dalla Cia in circa 40 miliardi di dollari.
Putin, ha denunciato il portavoce, “ha un presunto stipendio statale di circa 110 mila dollari all’anno, questa non è una dichiarazione precisa della sua ricchezza, si è preparato ed ha messo in atto i modi per mascherare le sue attuali ricchezze”.
Come quelle spifferate da alcuni ex insider caduti in disgrazia. Ad esempio Olympia, lo yacht da 35 milioni di dollari che gli avrebbe regalato l’oligarca Roman Abramovich, il patron del Chelsea, i cui legali però hanno smentito.
Sul tesoro di Putin si favoleggia da anni: ville, dacie, aerei, orologi, ma soprattutto partecipazioni nei colossi di stato, da Gazprom a Surgutneftegz. Tanto che già nel 2008 lo stesso presidente russo era intervenuto personalmente per liquidare come “spazzatura” la notizia che lo indicava come l’uomo più ricco d’Europa. Ma i sospetti che lui continui ad accumulare fortune, anche tramite la corruzione, non si sono mai fermati: dalle Olimpiadi di Sochi 2014 ai Mondiali di calcio 2018. Accuse spesso rilanciate dall’oppositore Alexiei Navalni, il nemico numero uno di Putin, ma senza mai prove evidenti. A parte forse la progressiva ascesa nelle classifiche dei Paperoni russi dei suoi amici ed alleati.
“Noi abbiamo visto come si siano arricchiti i suoi amici – aveva spiegato Szubin alla Bbc – i suoi alleati più stretti, e come siano stati marginalizzati coloro che egli non vede come amici. Che si tratti delle ricchezze energetiche della Russia, o di altri contratti statali, egli le indirizza verso coloro che crede servano ai suoi fini ed esclude coloro che non servono. Per me questo è un quadro di corruzione”.
Affermazioni che hanno scatenato l’ira del Cremlino. Il portavoce del presidente, Dmitri Peskov, aveva già chiesto agli Usa di tirare fuori le prove. “Muovere accuse simili per un ente come il ministero delle Finanze Usa senza sostenerle con delle prove concrete getta un’ombra sull’ente stesso”, aveva tuonato. Ora per Mosca l’onere della prova ricade direttamente sulla Casa Bianca.