Dei suoi 66 anni, Dodd ne ha passati più della meta nel parlamento americano, un luogo che conosceva bene fin da bambino: il padre Thomas J. era anch’egli parlamentare. La sua carriera non è stata esente da controversie: nel 2009, da presidente della Commissione del Senato sulle banche, ha permesso ad AIG, gigante delle assicurazioni tra i maggiori responsabili della crisi economica, di versare 165 milioni di dollari in bonus ai suoi agenti finanziari, e questo in un periodo in cui la compagnia stava ancora ricevendo il prestito del tesoro americano.
Nella fase finale della carriera parlamentare, Dodd ha concentrato l’attività legislativa sulla riforma sanitaria e su quella dei regolamenti finanziari. Ma, come osservano ad Hollywood, quello che conta non è la conoscenza della materia ma la capacità di far sentire a Washington la voce degli studios. «Non penso che abbia la stessa esperienza riguardo alla proprietà intellettuale e alla produzione cinematografica del presidente della Commissione Energia e Commercio – afferma un lobbysta che ha lavorato con gli studios – ma non è questo quello di cui hanno bisogno. Quello di cui hanno bisogno è un insider politico in grado di fare affari».
Dodd arriva in un momento particolarmente delicato per l’industria del cinema. In questi ultimi anni le abitudini degli spettatori sono radicalmente mutate, con l’impetuoso sviluppo delle visioni casalinghe e con la nascita di nuove forme di intrattenimento. Questo e lo sviluppo della pirateria multimediale hanno determinato imponenti cambiamenti nel mercato (si pensi al fallimento di Blockbuster). In questo difficile quadro, Chris Dodd ha oggi il compito di proteggere gli interessi di alcuni dei più grandi gruppi cinematografici.
