Moratinos, a differenza dei suoi avversari, non ha esperienza nel campo dell’agricoltura ma non sembra farsene una malattia. Al contrario è convinto che sia un vantaggio: “La Fao ha bisogno di tecnici competenti ma la leadership deve essere politica”. Ad oggi, per tornare sul capitolo degli sprechi, l’organizzazione ha 130 sedi distaccate nel mondo. Inutile dire che Moratinos propone un taglio sostanziale.
Il principale avversario di Moratinos e grande favorito per la vittoria finale è invece il brasiliano Josè Graziano da Silva, uno che di agricoltura se ne intende eccome visto che è stato ministro per la sicurezza alimentare nell’esecutivo di Lula. Sul suo sito internet personale Graziano annuncia di aver fatto uscire dalla morsa della povertà 24 milioni di brasiliani in cinque anni. Più che sui tagli il brasiliano vede una Fao più presente sul territorio e attiva nell’occuparsi di questioni alimentari e cambiamento climatico.
Il candidato europeo è invece l’austriaco Franz Fischler, con precedenti da commissario europeo per l’agricoltura. Quindi una serie di outsider: l’indonesiano Indroyono Soesilo , l’iracheno Abdul Latif Rashid e l’iraniano Mohammad Saeid Noori Naeini.
Le elezioni sono previste per domenica ma fare un pronostico chiaro non è agevole. Anche perché, come spiega il New York Times, i 191 delegati voteranno a scrutinio segreto. La sola certezza è che da lunedì, nel palazzo di Roma costruito per volere di Benito Mussolini ma terminato solo nel 1952 inizierà un nuovo corso. In quel palazzo doveva esserci un ministero per le colonie africane. Nemesi ha voluto che ci sia ora un’organizzazione che soprattutto l’Africa deve aiutare. Da lunedì, si spera, più efficacemente.
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