MOSCA – «Abbiamo tutto: un parlamento, tribunali, un presidente, un primo ministro, e via dicendo. Ma è tutto un’imitazione». A parlare è Michail Gorbaciov, l’ultimo presidente dell’Unione Sovietica, il celebrato autore di quel disgelo russo che portò alla fine della Guerra Fredda. La Russia governata dal primo ministro Vladimir Putin è una «finta democrazia», ha detto in quella che è stata la sua più critica uscita nei confronti del regime fino ad oggi. La facciata democratica della Russia non inganna nessuno. La mano di ferro con cui il regime si è scagliato contro i suoi critici illustra, ancora oggi, la pericolosità del dissenso (la Politikovskaja è stata uccisa). «E’ una vergogna – dice ai giornalisti – che i nostri leader, Putin e Medvedvev non siano moderni».
Dopo gli anni difficili del crollo sovietico, Gorbaciov si è ritagliato un ruolo attivo nella vita civile e politica del gigante euroasiatico. Segretario del Partito Russo Socialdemocratico fino al 2004, comproprietario della Novaya Gazeta (il giornale per cui lavorava la Politikovskaja), negli ultimi anni l’ex uomo forte sovietico è stato sempre più critico nei confronti del tandem Putin-Medvedev che ha governato il paese. Amato in Occidente per il suo ruolo capitale nella fine della Guerra Fredda, in Russia Gorbaciov è comunemente disprezzato, considerato come un traditore che avrebbe dato il colpo di grazia ad un impero secolare, aprendo la porta alla crisi sociale ed economica degli anni 90.
La Russia, secondo Gorbaciov, starebbe indietreggiando in quella via democratica che le riforme degli anni 90 l’avevano messa. Il nepotismo, il partito unico (de facto), la corruzione dilagante sono tutti fattori di profondo inquinamento della vita politica e civile, che impediscono lo sviluppo verso quella società liberale e multipartitica che si intravedeva nelle riforme di Gorbaciov.
Parlando ad una conferenza stampa per annunciare il galà di beneficenza che si svolgerà in concomitanza del suo ottantesimo compleanno, Gorbaciov ha criticato Putin per la sua volontà affermata di manipolare le elezioni. Medvedev e Putin sono “arroganti” perché vogliono decidere tra di loro, nel disprezzo della libera scelta dei cittadini, chi sarà il candidato forte per le elezioni presidenziali del 2012. Le dichiarazioni di Putin sono state definite di un’«incredibile presunzione».
«Questi non sono gli affari di Putin – ha affermato Gorbaciov – Deve essere la nazione a deciderlo, in libere elezioni. L’Unione Russia mi ricorda la copia più brutta del Partito Comunista. Abbiamo delle istituzioni ma non funzionano. Abbiamo delle leggi ma devono essere applicate.»
La predizione di Gorbaciov è che il controllo della vita politica si ritorcerà un giorno contro la diarchia al potere: «Il monopolio finisce in decomposizione». Certo la Russia è lontana dai fermenti di libertà del Nord Africa, ma comunque un giorno, con un po’ di pazienza, il contagio arriverà anche qui.