ROMA – ”In Libia era giusto intervenire, non si puo’ restare indifferenti. Gheddafi, è un mascalzone, e perciò un modo per far fronte a uno come lui lo si doveva pur trovare, con tutti i dubbi sui rischi imperiali euroccidentali che un intervento del genere può implicare in quell’area”. E’ questa l’opinione espressa da Pietro Ingrao, ex presidente della Camera e leader storico della sinistra italiana, e che oggi festeggia i suoi 96 anni, in un colloquio con l’Unità. Per l’ex esponente del Pci, l’opposizione è ”troppo frantumata, nel suo insieme, laddove invece si dovrebbe operare per compattarla”. Ingrao propone l’idea di un ”soggetto collettivo, un’azione collettiva fatta di diversi attori in campo uniti per dare forma e carattere a una linea condivisa”. In primo luogo, sostiene, occorre ”unire la sinistra, il soggetto potenziale. E insieme anche quelle forze centriste che possono essere coinvolte in un processo di resistenza al berlusconismo. Bersani, Vendola e gli altri più a sinistra, da soli non possono farcela”..
E la guerra senza se e senza ma? Il vecchio leader comunista ha sempre combattuto l’arroganza imperialista, per esempio degli Stati Uniti, non gli è mai andata giù che si fossero autoproclamati guardiani del mondo (salvo girarsi dall’altra parte per non vedere i carri armati di Mosca). Durante la seconda guerra in Iraq, quella promossa dal famigerato Bush jr., la posizione di Ingrao era diametralmente opposta. Il 3 aprile 2003 su Repubblica arringava il popolo anti-interventista con queste parole: “Mi auguro ardentemente che il popolo iracheno resista all’ aggressore fino all’ ultimo minuto. L’ impunità per gli aggressori sarebbe proprio il peggio. E io sono un pacifista, non un calabrache”. Calabrache no, ma un po’ strabico, politicamente, sì. In Italia non si può esser mai sicuri di niente: “guerrafondai” e “calabrache” si scambiano le parti in commedia, pur continuando a detestarsi cordialmente, tanto non costa nulla. La nostra posizione naturale, aveva ragione Mussolini allo scoppio della seconda guerra mondiale, è quella di “non belligeranti”: una formula da commedianti, appunto, pur di non fare la figura dei “neutrali”, un’espressione che trasuda pavidità, intollerabile con il resto del mondo in battaglia.
