ROMA – Prima ha parlato di qualche centinaia di migliaia, adesso sfonda la quota un milione il ministro Roberto Maroni nel dare le cifre dell’emergenza migranti. ”In Libia ci sono un milione e mezzo di clandestini: in questi giorni stanno scappando verso ovest e verso est ma mi aspetto che in futuro possono andare anche verso nord”, ha detto il capo del Viminale. E inoltre c’è anche “il rischio di infiltrazioni di al Qaeda”.
Considerando che la Libia ha circa 6 milioni di abitanti, secondo le ultime stime del 2008, sarebbe una gran bella fetta quella della popolazione pronta ad andarsene. Soprattutto chi sono i clandestini in Libia di cui parla Maroni? Se la crisi anti-Gheddafi sta spingendo la gente a scappare, il ponte verso il mediterraneo è la Tunisia, a nord ovest del Paese del colonnello. Quindi se non sono cittadini libici quel milione e mezzo che Maroni chiama clandestini, da dove arrivano?
In audizione alle Commissioni congiunte Affari costituzionali ed Esteri di Camera e Senato, il ministro ha detto anche: ”Attualmente sono accampati in Tunisia circa 60 mila migranti fuggiti dalla Libia e altrettanti si trovano ancora in Libia, presso il confine”.
Si tratta, ha spiegato, ”di una situazione grave, che rischia di diventare drammatica, perché la Libia non sta dando supporto a queste persone, la Tunisia sì, ma è un sostegno non organizzato, per questo abbiamo deciso di organizzare una missione umanitaria per realizzare lì un campo profughi”.
L’Italia ha infatti in cantiere una missione a Tunisi per arginare l’esodo verso le coste italiane, intervenendo lì dove si sono concentrati la maggior parte dei profughi in fuga dalla Libia. Il vertice-lampo, durato appena mezz’ora, riunito a palazzo Chigi per affrontare l’emergenza Libia, ha deciso di puntare sugli aiuti umanitari che daranno assistenza a 10mila profughi, tra i quali moltissime donne e bambini. Con l’auspicio che anche gli altri paesi imitino l’Italia, visto che l’Unhcr parla di un flusso di 12-15mila persone al giorno che passano il confine con la Tunisia.L’idea è quella di intervenire con alcuni milioni di euro per aiutare Tunisi a gestire l’ondata in arrivo.
Roma ci riprova dopo lo schiaffo di Tunisi del 1881 ad opera dei francesi, che stabilirono il protettorato sulla Tunisia, obiettivo delle mire colonialistiche italiane del governo di Benedetto Cairoli. L’8 settembre 1868, per una durata di 28 anni, aveva stipulato un trattato che garantiva alla Tunisia diritti, privilegi e immunità concesse a diversi Stati preunitari italiani. Poi però i francesi fecero lo smacco e ora l’Italia prova a rimediare.
“E’ un intervento di emergenza di carattere umanitario e sanitario – ha spiegato Maroni – fatto in accordo con le autorità tunisine, per assistere le popolazioni in loco e evitare che partano” perché “stare a guardare è un delitto, bisogna agire”. Una decisione, quella presa durante la riunione, che il premier Silvio Berlusconi ha immediatamente comunicato, durante un colloquio telefonico, al premier inglese David Cameron, e che il presidente portera’ al consiglio straordinario di Bruxelles in programma il prossimo 11 marzo. In questa occasione l’Italia punterà a coinvolgere anche gli altri Paesi europei nella missione umanitaria. Un primo confronto sugli argomenti da portare al tavolo dei 27, Berlusconi l’ha fatto con Cameron, con il quale ha affrontato tutti i temi che legano l’Unione europea alla Libia: da quelli dell’emergenza immigrazione a quelli economici. Temi dei quali il presidente del consiglio ha parlato anche con il presidente di turno dell’Ue Herman Van Rompuy.
