GINEVRA – ”Sosterremo qualunque sforzo” perché la Libia rispetti i diritti umani e sia riammessa al Consiglio per i diritti umani dell’Onu da cui è stata sospesa”: lo ha detto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al Cconsiglio per i diritti umani di Ginevra. ”Gheddafi – ha aggiunto – deve fermare ogni azione militare diretta contro il suo proprio popolo”.
‘‘I diritti umani sono tuttora minacciati“, ha detto Napolitano ricordando tra le nuove emergenze anche le difficoltà economiche e l’aumento del prezzo dei prodotti alimentari. ”Ma oggi – ha aggiunto – i miei pensieri vanno specialmente alle sofferenze del popolo libico che lotta per la pace ed una vera democrazia come ha riferito un italiano evacuato da Misurata”.
”L’Italia sostiene pienamente l’appello del consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite – ha aggiunto – per un rapido superamento della tragedia libica. L’assemblea generale dell’Onu ha inviato a Tripoli un eloquente messaggio: ha sospeso la Libia dal consiglio per i diritti umani. Attendiamo che possa riprendere il suo posto in questo organismo non appena il suo popolo e il suo governo saranno in grado di rispettare gli standard necessari. Sosterremo qualunque sforzo volto a questo fine”.
”Innanzitutto, e la cosa più importante, la violenza contro il popolo libico è inaccettabile. Lo scontento popolare, ovunque si manifesti deve essere affrontato attraverso gli strumenti del dialogo e la buona volontà politica”.
”La gestione della frontiera dell’Unione europea non può essere lasciata ai singoli Stati membri. Non è la frontiera di un paese, è la frontiera dell’Europa”. Napolitano considera ”indispensabile per i nuovi governi che nascono nei paesi interessati dalle attuali ribellioni cominciare con il piede giusto per quanto concerne i diritti umani e lo stato di diritto”. ”E’ anche nel loro interesse”, ha concluso, che ciò darebbe loro legittimità e credibilità internazionale.
”Quando, speriamo molto presto, i paesi interessati dalle attuali ribellioni intraprenderanno la via verso la ripresa e la ricostruzione – ha aggiunto Napolitano – ci sarà bisogno di giustizia, ricomposizione e conciliazione nazionale. Un processo di ricostruzione istituzionale attenderà i popoli liberati e i loro nuovi governi democratici. La fase successiva potrebbe avere molte ombre, ma sarà comunque cruciale per tutti i paesi coinvolti. E’ indispensabile perciò per i nuovi governi partire con il piede giusto”.
Il capo dello Stato ha fatto riferimento anche ai cristiani nel mondo, colpiti dall‘assassinio del ministro per le minoranze religiose del Pakistan Shahbaz Bhatti: Napolitano si è dichiarato ”profondamente scioccato e sgomento” per l’assassinio del ministro, ed ha sottolineato che ”gruppi vulnerabili, quali sono le comunità cristiane in alcuni paesi, richiedono speciale protezione”.
Il presidente della Repubblica ha detto che nel mondo interconnesso ”la libertà religiosa diviene un faro di speranza e potente rassicurazione per tutte le minoranze, garantendone identità e sicurezza ed eliminando la percezione dell’ostilità e delle minacce”.
”Temo che in Libia bisognerà fare i conti con sviluppi imprevedibili allo stato attuale”. ”In Libia – ha detto Napolitano – la situazione è molto diversa da quella egiziana dove le forze armate sono un’istituzione dotata di una propria autonomia. Lì, nel momento in cui l’esercito si è schierato con la popolazione, il potere della leadership politica è crollato”.
Commentando le dichiarazioni di ieri del presidente americano Barack Obama che, hanno fatto osservare i giornalisti sembrano preludere ad una evoluzione sul piano militare, Napolitano ha detto: ”La posizione di Obama è molto forte. Certamente conterà sulle decisioni delle organizzazioni internazionali ma saranno queste organizzazioni a prendere le decisioni operative”.
Gli ”Usa in nessun caso sono disposti a usare la forza senza un mandato e un coinvolgimento internazionale” in Libia. Il Capo dello Stato ha infatti sottolineato che gli Stati Uniti ”non assumeranno nessuna iniziativa militare se non ci sarà una concertazione, un formale consenso in sede di consiglio di sicurezza dell’Onu”.