ROMA – Papa Francesco. Quattro cardinali: “Spiegaci la comunione ai divorziati”. Quattro cardinali chiedono a papa Francesco di chiarire dei “dubbi” su come interpretare l’esortazione “Amoris laetitia” su matrimonio e famiglia. La lettera dei porporati Walter Brandmueller, Raymond L. Burke, Carlo Caffarra e Joachim Meisner, indirizzata al Papa il 19 settembre scorso, pare senza ricevere risposta, è stata pubblicata oggi dal blog del vaticanista Sandro Magister e dal quotidiano web La Nuova Bussola quotidiana. Sul Daily Mail, la notizia ha assunto il significato di una sfida aperta, una specie di fronda all’interno della gerarchia contro le aperture di papa Bergoglio.
“Abbiamo constatato un grave smarrimento di molti fedeli e una grande confusione – scrivono i cardinali – in merito a questioni assai importanti per la vita della Chiesa. Abbiamo notato che anche all’interno del collegio episcopale si danno interpretazioni contrastanti del capitolo ottavo di ‘Amoris laetitia’. La grande Tradizione della Chiesa ci insegna che la via d’uscita da situazioni come questa è il ricorso al Santo Padre, chiedendo alla Sede Apostolica di risolvere quei dubbi che sono la causa di smarrimento e confusione”.
A seguito della pubblicazione della ‘Amoris laetitia’, “sono state proposte da parte di teologi e studiosi interpretazioni non solo divergenti, ma anche contrastanti, soprattutto in merito al cap. VIII. Sono i fedeli a chiedere che venga fornita una corretta interpretazione”. Il documento esprime quindi cinque “dubia” (dubbi), che riguardano sia la tanto discussa questione della comunione ai divorziati risposati, sia soprattutto il valore delle norme morali in rapporto alla concezione della vita cristiana.
Si chiede in particolare se, stando a quanto affermato in “Amoris laetitia”, sia divenuto ora possibile concedere l’assoluzione nel sacramento della penitenza e quindi ammettere all’eucaristia una persona che, essendo legata da vincolo matrimoniale valido, convive “more uxorio” con un’altra, senza che siano adempiute le condizioni previste da “Familiaris consortio”.
Continua ad essere valido l’insegnamento dell’enciclica di San Giovanni Paolo II “Veritatis splendor” circa l’esistenza di norme morali assolute, valide senza eccezioni, che proibiscono atti intrinsecamente cattivi? E’ ancora possibile affermare che una persona che vive abitualmente in contraddizione con un comandamento della legge di Dio, come ad esempio quello che proibisce l’adulterio, si trova in situazione oggettiva di peccato grave abituale?
Gli altri due interrogativi riguardano la validità dell’insegnamento della “Veritatis splendor” sul fatto che “le circostanze o le intenzioni non potranno mai trasformare un atto intrinsecamente disonesto per il suo oggetto in un atto soggettivamente onesto o difendibile come scelta”, e nel punto in cui esclude un’interpretazione creativa del ruolo della coscienza e afferma che la coscienza non è mai autorizzata a legittimare eccezioni alle norme morali assolute che proibiscono azioni intrinsecamente cattive per il loro oggetto. I cinque “dubia” sono accompagnati da una nota che li argomenta uno ad uno in maniera dettagliata.