La Francia ha celebrato in gloria il rilascio di Clotilde Reiss dall’Iran, ma Teheran ha fatto i suoi giochi alle spalle del presidente Nicolas Sarkozy. Per riavere la studentessa di 24 anni, tornata dieci mesi dopo il suo arresto in Iran per azioni sovversive e spionaggio contro la Repubblica islamica, le autorità francesi hanno pagato un’ammenda da 230.000 euro. Sul caso Clotilde la stampa si è scatenata: spia, vittima o semplice studiosa? Il presidente Sarkozy invece è stato investito dalle accuse di aver “mercanteggiato” con l’omologo iraniano Mahmoud Ahmadinejad, diventando un burattino nelle mani degli ayatollah. In effetti Sarkò si è comportato in modo piuttosto inusuale: non ha accolto personalmente la giovane Clotilde quando è arrivata in aeroporto e non si è fatto vedere accanto a lei quando è stata ricevuta all’Eliseo. È stata solo una questione di discrezione? Eppure per altri casi di ostaggi tornati a casa il presidente aveva avuto un atteggiamento diverso, tanto che nessuno ha creduto al ministro degli Esteri Bernard Kouchner quando ha insistito che non c’era stato nessuno accordo con Teheran.
Intanto, mentre Sarkozy e il suo éntourage si sono adoperati a rendere la liberazione dell’appassionata di arte e cultura persiana come un dovere e un vanto della Francia, prodigatasi per la sorte di una sua cittadina, l’Iran si è ripreso due detenuti. Ahmadinejad, durante la trattativa per la Reiss, aveva lasciato intendere che il rilascio della studentessa sarebbe dovuta corrispondere una contropartita, ovvero la liberazione di due cittadini iraniani in carcere in Francia. Ahmadinejad però si era tenuto cauto e non aveva fatto nomi. Parigi aveva tacciato le condizioni di Teheran come un “ricatto” al quale le autorità francesi non si sarebbero piegate. Eppure sembra proprio che Francia e Iran abbiamo mercanteggiato.
Date alla mano, la libertà alla Reiss è stata concessa da Teheran il 15 maggio: solo otto giorni dopo che un ingegnere iraniano Majid Kakavand aveva lasciato la Francia, dove era detenuto dal marzo del 2009 su richiesta degli Stati Uniti, che lo accusavano di avere esportato verso l’Iran tecnologia ‘dual use’, utilizzabile cioè sia per scopi civili sia per la costruzione di armamenti. Inoltre se la studentessa è partita da Teheran alla volta di Parigi il 16 maggio, due giorni dopo la Giustizia francese ha dato la libertà condizionale all’iraniano Ali Vakili-Rad, condannato all’ergastolo per l’omicidio a Parigi nel 1991 di Shapur Bakhtiar, ultimo primo ministro dello Scià . Il decreto di espulsione per Valiki Rad era stato firmato dal ministro degli Interni francese, Brice Hortefeux.
Clotilde Reiss è accusata di aver lavorato con i servizi segreti nazionali francesi (Dgse). L’intervento di un ex 007 lo ha confermato, precisando però che si è trattato di una «collaborazione» della giovane con la Dgse.
«Clotilde Reiss ha lavorato a favore del governo francese per raccogliere informazioni sull’Iran – ha detto l’ex capo della Dgse, Pierre Siramy, perché la ragazza non è mai stata una spia nel senso classico del termine». Da due o tre anni la Reiss – in Iran prima come borsista all’Istituto francese di ricerche (Ifri) poi come lettrice di francese all’università di Isfahan – forniva, senza essere pagata e «con la più grande discrezione», informazioni riguardo la politica interna e il nucleare. Ministero degli Esteri, Dgse e l’ambascia francese in Iran si sono spesi subito ad una smentita. «Il governo non ha certo bisogno di una ragazza di 24 anni per avere informazioni sul nucleare», ha detto Francois Nicoullaud, ex ambasciatore di Francia a Teheran.
Chissà , ma Teheran si è divertita alle spalle di Sarkò, che -come ha scritto Charles Bremner sul Times di Londra- si è fatto solo «manipolare» e non ha fatto certo una bella figura, proprio lui che nel novembre scorso aveva mostrato i muscoli ad Ahmadinejad: «La Francia non cederà mai ai vostri ricatti».
