La bandiera brasiliana sventola dalla sera del 28 novembre sul “Complexo do Alemao”, un insieme di favelas di Rio in mano ai narcotrafficanti di cui polizia e esercito da ieri hanno preso il controllo dopo scontri sanguinosi e un assedio durato diversi giorni in una operazione senza precedenti contro la criminalità organizzata nella capitale planetaria da Carnevale.
A Rio la soddisfazione è grande: quella conseguita oggi è stata una vittoria significativa per lo Stato e le istituzioni da decenni latitanti nella città del Cristo Redentore. Il dispiegamento di forze è stato imponente (800 uomini dei corpi speciali della polizia, con l’appoggio di elicotteri e mezzi dell’esercito) ma non inedito: questa volta però quello che è sembrato nuovo è stata la volontà esibita dalla polizia e dalle autorità di raccogliere la sfida del potere dei narcos e di farla finita, almeno in quella zona.
Vila Cruzeiro e Morro do Alemao da decenni erano ”terra di nessuno”, o meglio proprietà privata dei vari boss che si sono succeduti nel controllo del territorio, a seconda di quale fazione prendeva il sopravvento nelle dispute a colpi di feroci scontri a fuoco, con la polizia che stava a guardare. Alcuni boss sono riusciti a sfuggire all’accerchiamento (sembra attraverso le fogne), pesci piccoli che si sono dileguati in vari modi, restano molte altre baraccopoli da ripulire: ma i risultati ottenuti in questi cinque giorni di ”guerra ad oltranza al traffico”, come l’ha definita il governatore di Rio Sergio Cabral, rimarranno come punto di riferimento a dimostrazione che quando lo Stato e i suoi rappresentanti fanno sul serio, i narcos non reggono all’impatto.
Sta cambiando qualcosa nel marasma di Rio: la rivista “Veja”, il più importante settimanale d’attualità brasiliano, è uscita questa settimana con il titolo di copertina ”Il giorno in cui lo Stato ha reagito al narcotraffico” (riferendosi alle vicende odierne). Il film “Tropa de elite 2”, uscito appena due mesi fa è diventato il film di maggior successo della storia del cinema brasiliano raccontando la traiettoria (appena romanzata) di un capitano dei corpi speciali da assassino di Stato e aguzzino di malviventi a eroe che persegue politici e poliziotti corrotti.
La gente, negli scontri di questi giorni, ha applaudito e inneggiato alla polizia: e anche questa è una novità, perché a Rio la polizia era vista da decenni come una forma diversa di malavita, quella che può taglieggiare, estorcere, sequestrare e soprattutto ammazzare (anche a pagamento) come quelli delle cosche, ma impunemente.
E invece adesso piano piano passa ad essere vista come ”esercito di liberazione”: non a caso il comandante della polizia Mario Sergio Duarte ha celebrato in televisione la ”liberazione” del Morro do Alemao. Appena due anni fa avrebbe fatto ridere tutti. Dietro i fatti odierni esiste ancora un’altra realtà più profonda: così com’è avvenuto in Colombia, anche in Brasile i cartelli della droga sono ormai in declino.
Come ha scritto Luiz Eduardo Soares, docente di antropologia a Rio: ”Il narcotraffico che dominava le favelas di Rio sta perdendo spazio per la sua incompatibilità con le dinamiche politiche e sociali in corso (in particolare il ”consenso sociale” ottenuto dal presidente Lula) e la sua necessità di uno Stato corrotto e corrompibile per sopravvivere, in particolare in seno alle forze dell’ordine”. Forse Rio ce la farà ad arrivare ai Mondiali di calcio del 2014 e alle Olimpiadi del 2016 senza la guerra civile in cui è immersa da decenni.
Ecco le immagini dell’immensa operazione di questi giorni:
























